Brindisi, bimbo rapito e portato dalla madre in Kazakistan. Il papà: «Fatemi riabbracciare Adelio»

Non vede suo figlio da otto anni perché è stato rapito dalla madre: oggi sarà a Roma e darà via allo sciopero della fame. Questa la sconcertante storia che riguarda Giovanni Bocci e suo figlio Adelio, bambino italiano rapito dalla madre a Brindisi otto anni fa e portato in Kazakistan, di cui il padre non ha più notizie da giugno.

Giovanni è disperato. A nulla sono servite le denunce, i mandati di cattura internazionale che pendono sulla madre del piccolo: Adelio è ancora in Kazakistan. Otto anni fa Giovanni, fuori Brindisi per lavoro, chiamò colei che allora era sua moglie e che è la madre di Adelio. La donna non rispose, per lei lo fece la segreteria telefonica che, a un certo punto, parlò kazako. Lì Giovanni capì. «Tornai di fretta e furia a Brindisi – ci racconta l’uomo – e una volta arrivato a casa i miei dubbi e le mie paure si rivelarono veritiere. Adelio e sua madre non c’erano più. Sul tavolo c’era una lettera, in cui la madre di Adelio scriveva che ero un ottimo padre e un buon marito, che era dispiaciuta del dolore che mi avrebbe causato, ma che se avessi voluto vedere mio figlio sarei dovuto andare in Kazakistan». Eppure, qualcosa non torna.

A oggi non è ancora ben chiaro come Adelio possa essere uscito dai confini italiani, dato che la madre non aveva accesso al suo passaporto, che era custodito dalla zia. Da allora le denunce fatte sono state tantissime. Giovanni ha potuto vedere suo figlio in videochiamata e, quelle poche volte che gli veniva concesso di visitarlo in Kazakistan, era obbligato a stargli a distanza. Proprio le videochiamate, però, sono man mano diventate sempre più inquietanti. Adelio piangeva, era irrequieto, era pieno di ecchimosi e ferite. Durante l’ultima videochiamata intercorsa fra i due, a giugno, il piccolo aveva una grossa ferita alla testa e dei lividi su viso e schiena.

In tutto ciò, secondo la famiglia Bocci e come scrive l’avvocato di Giovanni, Pierluigi Vicidomini, in una denuncia: «L’Ambasciata d’Italia in Kazakistan ha omesso ogni accertamento concreto per localizzare il minore, assistere l’autorità giudiziaria italiana per dare esecuzione alle sentenze, assistere il padre, in quanto cittadino italiano, ad avere contatti con il di lui figlio e verificare il nucleo familiare con il quale attualmente il minore vive in uno ad accertamenti sanitari sulla sua persona».

A causa di ciò Giovanni si dice «deluso e scioccato da come le istituzioni stanno affrontando la questione». Per questi motivi oggi, in ricorrenza della giornata nazionale dedicata alle persone scomparse, l’associazione Penelope Italia ha organizzato in piazza Santi Apostoli a Roma un sit-in dedicato ad Adelio. Sarà ovviamente presente il padre che inizierà lo sciopero della fame. «Lo scioperò della fame – conclude Giovanni – è l’ennesimo tentativo di fare arrivare alle cronache nazionali la questione. Non mi arrenderò mai. Sarò soddisfatto solo quando potrò riabbracciare mio figlio e donargli la vita che meritava di vivere ma che gli è stata tolta da qualcuno senza scrupoli».

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