Urla, insulti, minacce. E poi, tra una dose di droga e un bicchiere di vodka, persino botte e la violenza sessuale ai danni della fidanzata. Angherie di cui la seconda sezione penale del Tribunale di Bari ha dichiarato colpevole Giancarlo Chieco, avvocato e aspirante magistrato che ieri si è visto infliggere la pena di quattro anni e sei mesi di carcere.
Il verdetto dei giudici chiude una storia d’amore trasformatasi ben presto nell’ennesimo caso di violenza sulle donne, almeno stando a quanto denunciato dalla vittima e ricostruito dal pm barese Giuseppe Dentamaro col supporto delle forze dell’ordine. All’apparenza si trattava di una relazione serena: lei, Luana, studentessa universitaria, 28enne all’epoca dei fatti, residente in provincia di Bari; lui, Giancarlo, avvocato e brillante stagista in Corte d’appello che «si vantava di scrivere le sentenze per i magistrati e di riceverne poi i complimenti». Sempre secondo il racconto della vittima, i gravosi impegni professionali avrebbero reso Chieco «piuttosto irascibile e aggressivo». A ciò, nella versione offerta da Luana a magistrati e forze dell’ordine, si sarebbe aggiunto il consumo di droga e alcol da parte di Giancarlo: «Ricordo bene i quadratini marroni che sminuzzava, mischiava a tabacco e assumeva fino a tre volte al giorno. Era anche un accanito bevitore. E quando mi lamentavo per l’eccessivo uso di alcol e stupefacenti, mi insultava dandomi della menomata o della mignotta».
All’estate e all’autunno del 2020 risalgono gli episodi che hanno poi spinto Luana, assistita dall’avvocato Nicolò Nono Dachille, a denunciare le violenze subite attivando il codice rosso, la procedura che consente di accelerare nell’accertamento di reati come la violenza sessuale. Nella notte tra il 13 e 14 settembre 2020, sul terrazzo di casa dei genitori, Giancarlo avrebbe offerto alla fidanzata una bottiglietta nella quale, a suo dire, ci sarebbe stata solo vodka: «Ma io sentivo uno strano odore di anice – ha riferito Luana alle forze dell’ordine – e ne assaggiai solo un sorso poiché l’odore mi nauseava». Pochi minuti dopo lui avrebbe bevuto per poi insultare la ragazza, tirarla giù dalla sedia a sdraio, trascinarla verso la ringhiera, minacciarla di gettarla di sotto, scaraventarne gli occhiali per terra e colpirla al volto con il cellulare. Successivamente si sarebbe scusato spiegando alla compagna come alcuni amici avrebbero sciolto dell’ecstasy nell’acqua contenuta nella bottiglia.
Il 23 settembre 2020, mentre erano in treno, Luana si accorse di aver dimenticato del cibo preparato per Giancarlo. Risultato? Offese davanti agli altri passeggeri, poi l’ordine di cucinare e un fianco bruciato con una padella bollente. Le violenze sarebbero poi culminate pochi giorni più tardi quando Chieco, dopo aver bevuto vodka, avrebbe picchiato e abusato della compagna ormai in lacrime.
Il resto della storia è fatto di denunce, indagini conclusesi rapidamente col rinvio a giudizio e un processo al termine del quale il pm ha invocato per Chieco la pena di quattro anni e otto mesi di reclusione per violenza sessuale e privata: una richiesta quasi completamente accolta dalla seconda sezione penale del Tribunale di Bari.
(ha collaborato Mara Chiarelli)