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Blitz nel Salento, le mani della Sacra corona unita sul tessuto economico: «Così il clan era tornato»

Come un’araba fenice il clan Politi di Monteroni rinasce dalle sue ceneri e allunga i tentacoli sul tessuto economico del territorio infiltrando attività produttive del settore ittico, balneare e della ristorazione. Questa la tesi della procura antimafia che ha coordinato l’operazione dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale conclusa con l’arresto di sedici persone…

Come un’araba fenice il clan Politi di Monteroni rinasce dalle sue ceneri e allunga i tentacoli sul tessuto economico del territorio infiltrando attività produttive del settore ittico, balneare e della ristorazione. Questa la tesi della procura antimafia che ha coordinato l’operazione dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale conclusa con l’arresto di sedici persone indagate, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina e trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, reato aggravato dalla finalità di voler agevolare l’associazione mafiosa.

Tutto questo è descritto minuziosamente nelle 1106 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla gip Laura Liguori e si sarebbe svolto nei comuni di Monteroni, Lecce, Arnesano, San Pietro in Lama, Novoli, Leverano, Porto Cesareo e Veglie.

Il clan Politi era stato già colpito nel 2018 con l’operazione “Labirinto”, durante la quale era stato arrestato anche il capoclan Saulle Politi. Dopo quell’operazione di polizia giudiziaria, il sodalizio si è riorganizzato, così sostengono gli investigatori, con a capo Gabriele Tarantino, detenuto ai domiciliari dal 2019. Dalla sua abitazione avrebbe curato le nuove affiliazioni e definito le strategie criminali. Dalla lettura della misura cautelare, si evince l’esistenza di una cassa comune, dove confluivano i proventi illeciti che sarebbero stati utilizzati per il sostentamento degli affiliati e delle loro famiglie. Non solo. Con quel denaro si sarebbero finanziate anche attività imprenditoriali riconducibili al clan. Di assoluto rilievo i rapporti che Tarantino avrebbe avuto con altri capi di sodalizi federati alla Sacra corona unita e con i vertici della cosca di ‘ndrangheta “Mammoliti-Fischiante”.

Dalle indagini è emerso che il clan, attraverso società fittizie costituite da un albanese indagato a piede libero, avrebbe riciclato denaro sporco utilizzando il sistema delle fatturazioni per operazioni inesistenti. Gabriele Tarantino, secondo l’accusa, sarebbe a capo di un gruppo che, facendo leva anche su altri sodali, avrebbe approvvigionato il mercato leccese della droga grazie ai rapporti con fornitori attivi in Spagna, grazie ad esponenti della cosca “Mammoliti-Fischiante” e grazie a narcotrafficanti internazionali, soprattutto sudamericani. Durante l’operazione di polizia giudiziaria sono state arrestate anche due persone perché in possesso di circa cinque chili di cocaina e sono stati sequestrati 300mila euro in contanti. Uno dei due arrestati è un finanziere di Monteroni in servizio al comando provinciale di Brindisi.

Al blitz, denominato “Filo di Arianna 2”, oltre ai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Lecce e Milano, hanno partecipato il 6° Elinucleo di Bari, il Nucleo carabinieri cinofili di Modugno e lo Squadrone eliportato carabinieri cacciatori di Puglia.

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