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Blitz all’alba a Taranto: 11 arresti per droga, estorsione e usura. Indagate 23 persone – VIDEO

Ha preso spunto da alcuni elementi investigativi acquisiti nel corso delle indagini della Squadra mobile, all'indomani della sparatoria avvenuta a dicembre 2018 all'interno di un esercizio commerciale di Talsano, alla periferia di Taranto l'inchiesta che ha portato oggi all'operazione della polizia di Stato del capoluogo jonico, denominata "Mediterraneo", sviluppata tra febbraio 2019 e giugno 2020…

Ha preso spunto da alcuni elementi investigativi acquisiti nel corso delle indagini della Squadra mobile, all’indomani della sparatoria avvenuta a dicembre 2018 all’interno di un esercizio commerciale di Talsano, alla periferia di Taranto l’inchiesta che ha portato oggi all’operazione della polizia di Stato del capoluogo jonico, denominata “Mediterraneo”, sviluppata tra febbraio 2019 e giugno 2020 e che nelle prime ore di oggi ha portato all’esecuzione ad un’ordinanza cautelare emessa dal gip del tribunale di Taranto, su richiesta della Procura, nei confronti di dodici indagati, gravemente indiziati dei reati di illecita cessione di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana, oltre che di un episodio di detenzione e porto di arma comune da sparo, nonché dei reati di estorsione ed usura.

Nove sono finiti in carcere, due ai domiciliari, per il dodicesimo è stato prescritto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono 23 gli indagati.

Lo spaccio avveniva nei cortili di un complesso edilizio di via Mediterraneo, proprio a Talsano: di qui il nome dell’operazione.

Per il tentato omicidio a febbraio 2019, vennero arrestati in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare, cinque tarantini, gravemente indiziati dei reati di lesioni personali aggravate, detenzione e porto in luogo pubblico di arma comune da sparo e danneggiamento.

Proprio gli approfondimenti su uno dei presunti corresponsabili, che al momento dell’esecuzione della misura era già in carcere per altra causa, consentì di svelare un radicato fenomeno di spaccio di sostanze stupefacenti che interessava, principalmente, i cortili del complesso edilizio. Nello specifico è emerso che uno degli arrestati gestiva una fiorente attività di spaccio all’interno del suo appartamento in via Mediterraneo e che, durante la carcerazione, la stessa attività illecita veniva svolta dalla moglie, coadiuvata dal figlio.

Le indagini hanno fatto registrare le iniziali difficoltà nel rilevare il ruolo di rilievo del marito della donna, via via risolte facendo valere lo spessore criminale del coniuge con clienti e fornitori. I successivi approfondimenti investigativi hanno consentito di identificare i principali fornitori della “famiglia di spacciatori”: si tratta di alcuni pregiudicati del posto. È stato accertato che uno di questi, oltre a rifornire gli indagati e saltuariamente altri spacciatori locali, con la complicità di altri esponenti, gestiva una strutturata piazza di spaccio attiva nei cortili del complesso edilizio di via Mediterraneo in cui, ciascuno dei complici (anche coadiuvato dai propri familiari) aveva un preciso ruolo (spacciatore, vedetta, custode dello stupefacente, corriere).

L’attività di spaccio gestita dal gruppo, oltre a svilupparsi nei cortili dove, quotidianamente, decine di clienti si approvvigionavano di dosi di cocaina, marijuana ed hashish, rivolgendosi a qualunque ora del giorno e della notte ai propri pusher, è proseguita anche nel periodo dell’emergenza pandemica quando, oltre allo spaccio sul posto, gli indagati, per venire incontro alle difficoltà di spostamento degli assuntori, effettuavano consegne a domicilio a prezzi, naturalmente, maggiorati.

L’attività investigativa ha inoltre rilevato lo spessore criminale del gruppo che, in caso di ritardo nei pagamenti da parte dei propri “clienti”, ricorreva a forme violente e minacciose per recuperare il proprio illecito profitto. Le indagini hanno documentato saltuari rapporti “commerciali” e frequenti scontri legati a “invasioni di territorio” o “storno di clienti” tra gli esponenti dell’organizzazione e altri spacciatori attivi nello stesso quartiere e in altre zone del capoluogo jonico (erano attivi nello spaccio di sostanze stupefacenti in località Lama, nel quartiere Città Vecchia e nel quartiere Paolo VI).

I rapporti con gli spacciatori del quartiere Paolo VI si sono registrati, in particolare, nel periodo pandemico, quando le restrizioni agli spostamenti hanno precluso la possibilità a questi ultimi di rivolgersi ai loro usuali canali di approvvigionamento foggiani e brindisini, costringendoli a ripiegare su fornitori locali. Tratti comuni a gran parte degli indagati sono, inoltre, il reimpiego degli illeciti profitti dello spaccio in un’abusiva attività creditizia che, almeno in un caso, ha assunto le caratteristiche della vera e propria usura, nonché la disponibilità di armi, come documentato durante le attività e riscontrato anche in successivi sequestri a carico di uno degli indagati.

Complessivamente, oltre ai dodici destinatari di misura cautelare, sono stati indagati in stato di libertà altri 23 presunti responsabili, a vario titolo e con vari ruoli, degli stessi reati e, nel corso dell’intera attività, sono state arrestate sei persone indagate per detenzione di sostanza stupefacente destinata allo spaccio e sequestrato oltre 6 chilogrammi di droga, tra hashish e cocaina. Al termine delle operazioni sono stati sequestrati: 1 pistola semiautomatica Walther P22, calibro 22, con due caricatori e 10 cartucce pari calibro, risultata oggetto di furto effettuato nel 2021 a Taranto, 1 pistola revolver clandestina Kora Brno calibro 38 rifornita con 6 cartucce, piccole quantità di hashish, cocaina, marijuana , materiale idoneo al confezionamento delle dosi, la somma di denaro pari a 1.820 euro, e l’ulteriore somma di denaro pari a 4mila euro. Hanno collaborato con la Squadra mobile di Taranto, anche il personale della Squadra Mobile di Foggia e Roma, gli equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine di Bari e Lecce, il XV Reparto Mobile di TARANTO, il team cinofili della Polfrontiera di Brindisi e della Guardia di Finanza di TARANTO.

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