«Ci metteremo al lavoro per il piccolo Adelio». È questo il sunto di quanto detto da Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, a Giovanni Bocci, padre del piccolo Adelio.
La storia del bambino è lunga e complicata. La madre di Adelio, nel 2015, rapì il piccolo portandolo in Kazakistan, lasciando sul tavolo della propria abitazione una lettera destinata a papà Giovanni in cui c’era scritto: «Sei stato un buon marito e un ottimo padre. Mi dispiace del dolore che causerò a te e alla tua famiglia. Se vorrai vedere tuo figlio dovrai venire in Kazakistan».
Da quel giorno sono passati ben otto anni e la donna è a piede libero e suo figlio, Adelio, ancora non ha abbracciato il padre. Insomma, nulla è cambiato. Giovanni ha continuato a lottare cercando di fare giustizia per il proprio bambino. Tanta la sua disperazione da essere arrivato allo sciopero della fame, annunciato qualche giorno fa a Roma, dove si trovava per un sit-in dedicato a suo figlio.
Al termine dello stesso la speranza: Mantovano voleva parlargli. Così nella giornata di ieri Giovanni ha incontrato il sottosegretario. Quanto detto nel colloquio è, ovviamente, segreto. Ciò che si sa è che il sottosegretario avrebbe garantito al padre di Adelio che seguirà la questione e che si attiverà per fare tutto ciò che è possibile per risolverla al più presto. Un piccolo passo in avanti che ha il sapore della speranza per Giovanni Bocci, che ha un unico obiettivo: riabbracciare suo figlio.