Un milione e 114 mila euro. A tanto ammonta il maxi risarcimento, un decimo di quello iniziale, che la regione Puglia dovrà liquidare ad Antonella, donna pugliese oggi trentatreenne confusa alla nascita con un’altra bambina e finita in una famiglia diversa da quella naturale. Lo scambio delle culle sembra tratto dalla sceneggiatura di un film, ma è accaduto all’ospedale di Canosa nell’estate del 1989. È lì che due mamme arrivarono con le doglie, a distanza di mezz’ora l’una dall’altra, e partorirono entrambe con il cesareo.
Una circostanza che generò una sequenza di errori mai accertati fino in fondo nella sala parto, o nel nido dove le neonate furono portate ad un diverso piano dal reparto di Ostetricia. Si ignora anche che fine abbiano fatto i braccialetti identificativi delle neonate che l’ospedale ha sempre sostenuto di aver usato mentre il Tribunale civile di Trani non ha mai acclarato. Bambine consegnate ad un destino crudele: quello di vivere per ben 23 anni nelle famiglie “sbagliate”.
Nel 2012, invece, una delle due mamme notò su Facebook la foto di una ragazza che le somigliava in modo impressionante. Un anno dopo il test del dna certificò che le due ragazze avevano vissuto un’altra vita con tutte le conseguenze spiacevoli del caso (una delle due fu abbandonata e poi adottata da un altro nucleo familiare). E così le due famiglie hanno aperto una guerra giudiziaria nei confronti della Regione Puglia per ottenere il giusto risarcimento ad un errore inaccettabile. L’ente ha provato a resistere in giudizio ritenendo la storia a dir poco assurda (soprattutto la scoperta della foto sui social), ma via via sono cadute tutte le eccezioni e le contestazioni, compresa la scorciatoia della prescrizione.
L’estate scorsa il Tribunale di Trani ha condannato la Regione, punendo la gravissima negligenza ed imprudenza di ostetriche e infermiere puericultrici in danno del cosiddetto “diritto al vincolo parentale”. Una sentenza particolarmente interessante sul piano processuale, ma che non ha stabilito esattamente cosa sia accaduto. Ad ogni modo la Regione Puglia ha deciso di non appellarsi e di passare al ristoro. Di qui la distribuzione dell’assegno da un milione e 114 mila euro che andrà in parte -516mila euro- ad Antonella, 215mila ad ognuno dei genitori veri e 81mila euro al fratello. Ora bisognerà attendere l’esito della richiesta dell’altra famiglia danneggiata dallo scambio di culle. Una questione che si sta ancora discutendo dinanzi al tribunale di Bari e che avrà identica conclusione. Senza contare che anche altri parenti sinora non costituitisi in giudizio potrebbero farsi avanti e chiedere i danni sempre in base alla lesione del vincolo parentale creato ab origine quando nacquero le due bambine.