Dopo tre giorni di digiuno, l’ambientalista barlettano Antonio Binetti, ha dovuto sospendere lo sciopero della fame per la bonifica del Vallone di Tittadegna. Ha imporgli lo stop immediato dell’astinenza dal cibo è stato il medico che lo seguiva, sulla base delle patologie cardiache da cui è affetto. Ma a dare una spinta definitiva alla sospensione del suo sciopero della fame, è stata la visione dell’intera documentazione con cui il Comune di Barletta dichiara alla cittadinanza l’impegno nell’eseguire la bonifica. Già da martedì sera, il suo accampamento si era spostato davanti a Palazzo di Città in attesa di assistere dal vivo alla comunicazione dell’intervento di bonifica del canale attraverso un documento da mostrare ai cittadini. Lo stesso Binetti, tra l’altro, ha confermato l’arrivo nel vallone Tittadegna dei mezzi della Bar.sa, la municipalizzata che si occupa dei servizi di igiene urbana in città.
Su un altro fronte, continuano i botta e risposta tra il Comune di Barletta e i vari rappresentanti della politica di area centrosinistra. «La rimozione dei rifiuti abbandonati presso Vallone Tittadegna – assicura l’assessore all’Ambiente Anna Maria Riepolo – verrà eseguita al più presto, sarà cura dell’amministrazione provvedere a farlo, ma la scelta di accertare l’ambito di competenza non risponde ad una logica di “scaricabarile”, piuttosto a senso di responsabilità nell’amministrare risorse pubbliche, delle quali non si può disporre con disinvoltura. Lascio ai cittadini il giudizio insindacabile su chi pensa di avere le soluzioni pronte in tasca, su chi lancia accuse di incompetenza e inadempienza e non studia con scrupolo leggi e provvedimenti normativi, su chi pontifica senza aver mai dato prova di essere in grado di offrire soluzioni efficaci a problemi annosi, su chi strumentalizza battaglie personali e temi delicatissimi che attengono alla salute pubblica per puro calcolo politico. Il degrado dei luoghi è solo il riflesso del degrado civile e morale in cui siamo piombati, su temi sensibili come quelli ambientali – conclude l’assessore Riepolo – non dovremmo dividerci, ma farci comunità, la logica dell’uno contro l’altro non porta lontano….».
Sulla vicenda, interviene ancora una volta Filippo Caracciolo, presidente del gruppo Pd in Consiglio regionale. «Il sindaco, quale prima autorità sanitaria della città, dimostri di avere la capacità istituzionale di eliminare una problematica ambientale e sanitaria di grande importanza per tutti i cittadini barlettani e provveda a far ripulire immediatamente vallone Tittadegna così come già fatto nel 2019. Invii, successivamente, alla Regione Puglia una nota dettagliata delle spese sostenute affinché si possa valutare l’opportunità di inserire nel bilancio somme da destinare ai comuni più attenti verso le tematiche ambientali e la salute dei cittadini. Sin dall’inizio di questa vicenda – afferma Caracciolo – meritoriamente sollevata dall’ambientalista Antonio Binetti (cui rinnovo nuovamente la mia vicinanza) il sindaco Cannito, unitamente ad alcuni assessori, ha cercato di scaricare la responsabilità su altri enti perdendo tempo utile a procedere alla pulizia del vallone. Piuttosto che mostrare capacità di intervento e risolutezza nell’affrontare la tematica, si è rifugiato in inutili cavilli burocratici e in sentenze finalizzate a scaricare le responsabilità. Invito, ancora una volta, il primo cittadino ad assumersi le proprie responsabilità. Dia mandato alla Bar.s.a. di ripulire l’area come già fatto nel 2019, quando una petizione promossa da alcuni agricoltori attivi in quella zona mosse la coscienza dell’amministrazione. Il tutto, con la consapevolezza che la Regione, nel frattempo interessata alla problematica, valuterà in base alle proprie disponibilità di bilancio l’opportunità di contribuire alle spese sostenute. Episodi come quello di vallone Tittadegna potrebbero ripetersi e per questo bisogna procedere ad azioni di prevenzione, controllo e repressione di tali reati. Utile, in tal senso può essere il supporto della tecnologia con l’installazione di fototrappole e telecamere nei luoghi con maggiore criticità. Con le tematiche ambientali e con la salute dei cittadini – conclude Caracciolo – non si scherza».