Baritech, dall’Asi un nulla di fatto sul futuro dei 100 dipendenti: «Ma non perdiamo le speranze»

Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro che si è tenuto ieri, nella sede del Consorzio Asi, tra le sigle sindacali e le istituzioni per discutere del futuro dei circa cento dipendenti ex Baritech, rimasti senza lavoro dallo scorso 1 febbraio, e per verificare la possibilità di instaurare percorsi di riconversione industriale e recupero occupazionale di tutti quei lavoratori espulsi da aziende in crisi o cessate. «Per Baritech c’è stato un altro buco nell’acqua – dice Filippo Lupelli, segretario Uiltec Puglia -. Questa gente è delusa dalle istituzioni, che non danno risposte, ma non possiamo permetterci di perdere la speranza». «Ancora oggi non c’è stato nessun passo in avanti per le sorti di questi lavoratori», dice sconfortato Pino Anaclerio, della Femca Cisl di Bari.

Nel precedente incontro l’Asi dichiarò che c’erano 42 imprese potenzialmente pronte a investire nella zona industriale e salvare i lavoratori ex Osram. Ieri, invece, è emerso che, di queste, solo 4 sarebbero effettivamente capaci di intervenire e operare sul territorio, perché le altre sarebbero ferme a causa di procedure burocratiche e amministrative (soprattutto per la concessione dei suoli e per la realizzazione degli opifici), per le quali ci potrebbero volere pure anni: «Baritech non è una questione di prospettiva, ma un problema da risolvere nell’immediato perché c’è gente che è stata licenziata» dice Lupelli. Caduta la speranza pure per quanto riguarda il “cavillo” secondo il quale il Consorzio Asi avrebbe potuto riacquisire l’area dove sorge la Baritech al fine di avviare un nuovo processo produttivo, nel caso il precedente fosse stato interrotto o non fosse stato neppure iniziato: «Pure per quello i tempi sarebbero biblici – spiega Lupelli -. Ci vogliono anni perché l’Asi si riprenda l’area e la riaffidi a una nuova realtà, che a sua volta avvii un nuovo processo industriale. Per Baritech non c’è questo tempo», taglia corto il sindacalista.

Tra i grandi assenti all’incontro il commissario straordinario della Zes Adriatica Puglia-Molise e i rappresentanti della Regione: «Abbiamo provato a mettere intorno a un tavolo tutti gli attori che possono fare sistema e sinergia per cercare di tamponare una situazione che sta diventando sempre più incandescente e che non riguarda solo Baritech, ma tutta la “vertenza Bari”» spiega il segretario Uiltec, che aggiunge: «Purtroppo, però, sia la Regione che la Zes hanno ritenuto di non presentarsi. Ieri è mancato l’organismo politico, quello che dà l’indirizzo e che ha l’autorevolezza di prendere le decisioni. Come sindacati avevamo proposto di creare una cabina di regia che si impegni a superare le difficoltà che incontrano le imprese che vogliono investire da noi, oltre a creare le condizioni per far rimanere chi già c’è. Ma se la politica e la Zes nemmeno si presentano, come possiamo riuscirci?», si domanda Lupelli. «Qui manca la politica regionale, che non si è mai vista – dice Anaclerio -. Non abbiamo più bisogno di promesse e rimpalli: ora serve unasquadra composta di sigle, enti locali, politica e tutti coloro che oggi occupano ruoli importanti in ambito lavorativo. Serve un protocollo d’intesa sulle politiche attive, oltre a incentivi per le persone più avanti con l’età».

Per il momento il Consorzio Asi ha esortato tutti gli ex Baritech a inviare a Porta Futuro i proprio curriculum, perché ci sarebbero diverse richieste per alcuni profili professionali. Questi lavoratori, nel frattempo, continuano a rimanere a casa e a percepire la disoccupazione. Dal canto suo la Uil ha indetto, per il prossimo 18 maggio, un sit-in di tutto il coordinamento Industria davanti il palazzo della Regione per chiedere che queste vertenze vengano affrontate, in modo concreto e non solo a parole, tutte insieme e in modo strategico.

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