Le audizioni della Commissione parlamentare antimafia sull’inchiesta che ha portato a oltre 100 arresti e all’invio di una Commissione di accesso negli uffici comunali di Bari da parte del ministro dell’Interno Piantedosi, partiranno mercoledì alle 13.30 con l’ascolto della presidente della sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale del capoluogo pugliese, Giulia Romanazzi.
La giudice sarà chiamata a riferire sulla disposizione del provvedimento di amministrazione giudiziaria emesso nei confronti dell’Amtab, l’azienda di trasporto pubblico locale coinvolta nelle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata.
Previste entro la fine del mese di aprile ma non ancora calendarizzate le audizioni del sindaco Antonio Decaro e del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. I tempi della commissione sono complicati, aveva spiegato la presidente della bicamerale pochi giorni fa, poiché vanno conciliati i tempi dell’Aula con quelli delle disponibilità degli auditi.
Se le motivazioni dietro la convocazione in commissione del sindaco Decaro sono decisamente chiare (all’inchiesta codice interno si affianca anche il recente omicidio di Lello Capriati, nipote del boss Tonino, che in questi giorni sta facendo temere un ritorno in città delle faide tra clan), l’audizione del governatore Emiliano non è attinente all’indagine Codice Interno di per sè (il nome di Emiliano non compare nelle carte dell’inchiesta), ma riguarda le dichiarazioni rilasciate durante la manifestazione dello scorso 23 marzo “Giù le mani da Bari”. In quell’occasione Emiliano aveva raccontato un aneddoto sul periodo in cui Decaro era assessore al Traffico durante il suo mandato da sindaco di Bari. «Antonio Decaro era giovanissimo quando divenne assessore al traffico e avevamo di fronte una città impazzita. Bari vecchia era completamente fuori controllo e io dissi Antò dobbiamo chiuderla al traffico. Poi un giorno sento bussare alla porta, Decaro entra, bianco come un cencio, e mi dice “sono stato a piazza San Pietro e uno mi ha messo una pistola dietro la schiena”».
Lo stesso Emiliano aveva spiegato poi che non si è mai saputo se fosse una pistola vera o meno o, addirittura, solo un dito. Quindi, il governatore a quel punto racconta di aver preso una decisione: «Andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle: “Vedi che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché qui c’è il pericolo che i bambini possano essere investiti dalle macchine”». E a questo, Emiliano aggiunse, parlando con la sorella del boss: «Se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido». Parole che avevano suscitato reazioni forti da parte di tutto l’arco parlamentare.
In ogni caso, le audizioni dei due esponenti politici del centrosinistra erano state già richieste dai membri del centrodestra della commissione parlamentare tra cui il vicepresidente, Mauro D’Attis, coordinatore regionale pugliese di Forza Italia. Resta da capire quando la commissione deciderà di convocarli.