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Bari, svolta nelle indagini per l’omicidio Mercante: due arresti dopo 17 anni

Sono arrivate ad una svolta le indagini per l'omicidio di mafia avvenuto 17 anni fa di Amleto Mercante, un pregiudicato di 48 anni ucciso tra Modugno e il quartiere San Paolo di Bari in un agguato a colpi di pistola. La vittima era il fratello del presunto capo di uno dei clan della zona Giuseppe.…

Sono arrivate ad una svolta le indagini per l’omicidio di mafia avvenuto 17 anni fa di Amleto Mercante, un pregiudicato di 48 anni ucciso tra Modugno e il quartiere San Paolo di Bari in un agguato a colpi di pistola. La vittima era il fratello del presunto capo di uno dei clan della zona Giuseppe.

I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Bari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del 52enne Giuseppe Caputo, ritenuto esecutore materiale dell’omicidio, e del 46enne Sebastiano Petrone, che guidava l’auto che portò il killer sul luogo dell’agguato (già detenute per altri reati) accusati di omicidio, porto e detenzione illegale di armi, aggravati dal metodo mafioso e in concorso.

Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della locale di Direzione distrettuale antimafia.

Secondo l’accusa, uno degli indagati, a bordo dell’autovettura condotta dall’altro, la sera del 27 settembre 2005, nella zona Cecilia del comune di Modugno, raggiunse ed uccise a colpi di pistola Mercante. Le indagini sono state anche supportate da diverse dichiarazioni di collaboratori di giustizia. L’omicidio si inquadrerebbe in ambito mafioso, nel conflitto tra due gruppi criminali locali: i Mercante-Diomede da un lato e i Telegrafo dall’altro.

Si sarebbe trattato di una ritorsione per un gesto sacrilego e oltraggioso commesso da Mercante nei confronti di un appartenente all’altro clan, dalla vittima ritenuto responsabile di una rapina fatta a sua nipote.

Mercante avrebbe prima percosso l’esponente del clan rivale e poi avrebbe oltraggiato la memoria del padre morto, strappandogli dal collo la medaglietta con quell’effige.

Le indagini hanno permesso, inoltre, di individuare responsabilità di altri due appartenenti al clan, rispettivamente indiziati quali mandante e presunto responsabile della distruzione dell’arma utilizzata per l’omicidio, gettata in mare aperto e mai ritrovata.

Per questo stesso omicidio, nel dicembre 2007 furono processate e assolte (con sentenza divenuta irrevocabile) altre tre persone nei confronti delle quali sarebbero ora emersi ulteriori elementi che ne confermerebbero il coinvolgimento. La loro posizione sarà probabilmente rivalutata. Le indagini che hanno portato agli arresti odierni sono coordinate dal sostituto procuratore Domenico Minardi.

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