La Procura di Bari ha chiuso le indagini su una vicenda di presunti raggiri societari che coinvolge i fratelli Marco e Alceste Cavallari, figli del defunto ex “re” delle cliniche private pugliesi Francesco Cavallari.
Ai due fratelli, in concorso con il commercialista Paolo Pate (attualmente presidente dell’Asi di Bari), il pm Marcello Quercia contesta il reato di false comunicazioni sociali e, al solo Marco Cavallari, quello di sostituzione di persona.
I fatti risalgono alla primavera del 2018. Secondo l’accusa Marco Cavallari, amministratore unico della Cafin srl, e il fratello Alceste, amministratore della Simafin srl, avrebbero falsificato le firme della socia Simona Zizzo Di Paolo, ex moglie di Alceste e presunta vittima del raggiro, su due “scritture private di compravendita tra le parti di quota di srl”. Con la prima avrebbero fatto «risultare fittiziamente» che Zizzo «cedeva a titolo oneroso il 50% delle proprie quote della Cafin a Marco Cavallari (pari a 40mila euro), ad insaputa e con la firma apocrifa della stessa»; con la seconda che Marco cedeva al fratello Alceste la propria quota del 50% della Simafin, anche in questo caso ad insaputa della consocia e «attestando falsamente la rinuncia della stessa alla prelazione prevista per legge».
Il ruolo in Pate (all’epoca commercialista Simafin e consulente Cafin) sarebbe stato quello di aver redatto le comunicazioni sociali al pubblico, all’Agenzia delle Entrate e al Registro delle Imprese, basate, ritiene il pm, su «fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero sulla composizione societaria». Nell’ambito del parallelo procedimento civile sulla titolarità delle quote, il Tribunale per le Imprese di Bari nei giorni scorsi ha disposto il sequestro giudiziario (inaudita altera parte) delle quote delle due società Cafin e Simafin, nominando Zizzo come custode. L’udienza in contraddittorio si terrà il 2 agosto.