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Bari, nella palestra dove si insegna l’autodifesa alle donne: «È soprattutto consapevolezza del pericolo»

«Il lavoro che le donne che si iscrivono ai nostri corsi di autodifesa portano avanti non è solo fisico, ma soprattutto mentale, cerchiamo di aumentare la loro consapevolezza verso quelle accortezze che avevano le nostre nonne: prestare attenzione alle situazioni che ci circondano per evitare di passare come vittime». È questo il concetto alla base…

«Il lavoro che le donne che si iscrivono ai nostri corsi di autodifesa portano avanti non è solo fisico, ma soprattutto mentale, cerchiamo di aumentare la loro consapevolezza verso quelle accortezze che avevano le nostre nonne: prestare attenzione alle situazioni che ci circondano per evitare di passare come vittime». È questo il concetto alla base del corso di difesa personale femminile che partirà sabato nel Fitness Lab di Bari, tenuto dagli istruttori Davide Bellaggi e Giovanni Racanati che spiegano come mai corsi del genere sono così importanti oggi.

I corsi di autodifesa sono sempre più diffusi. Come mai? E cosa si fa materialmente?

«Le cronache su violenze e femminicidi purtroppo aiutano la popolarità di corsi come il nostro. C’è sempre più bisogno di sicurezza, anche perché negli anni si sono perse le basi della protezione sociale. A causa della velocità e delle nostre vite distratte ci dimentichiamo che determinati atteggiamenti possono servire a non incorrere in situazioni spiacevoli. Noi insegniamo tecniche di autodifesa semplici che richiamano le attività e gli atteggiamenti naturali del corpo per reagire alle aggressioni fisiche. Niente calci volanti o mosse da kung-fu, ma gesti semplici che richiamano movimenti che si utilizzano nella quotidianità».

Che tipo di donne decidono di seguire un corso di autodifesa?

«Ai corsi partecipa un pubblico molto trasversale. Si va dai 18 ai 60 anni. Ci rivolgiamo a persone che non abbiano necessariamente esperienze pregresse in arti marziali o con un passato sportivo. I nostri corsi sono aperti a tutte le donne che si sentono in grado di fare movimento, qualsiasi età, statura e condizione fisica, il nostro lavoro stabilisce dei piani di allenamento tarati su misura, come un vestito sartoriale, su chi si iscrive. Proprio perché non si tratta di una disciplina sportiva nel senso classico del termine. Il corso si articola in cinque lezioni da due ore ciascuna, durante le quali ci sono dei momenti pratici alternati alla teoria. Nel corso della lezione si susseguono l’insegnamento delle forme di movimento, lezioni e stress test adeguati sempre alla forma fisica di ognuno».

Avete lavorato con donne che hanno subito violenza e solo dopo si sono iscritte al corso di autodifesa?

«Nostro malgrado purtroppo si, ai nostri corsi hanno partecipato anche donne che hanno subito violenza, in diverse forme tra cui quella fisica. Tenere un corso di autodifesa presuppone un lavoro molto delicato anche dal punto di vista psicologico, per questo cerchiamo di adattare tutto a chi abbiamo di fronte. Abbiamo seguito noi stessi dei corsi di formazione nei centri anti violenza. È un tema che ci sta molto a cuore e spesso teniamo delle lezioni extra e dei focus su argomenti specifici come la difesa da aggressione a terra o tentativo di stupro».

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