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Bari, nel Cara la mafia nigeriana. La Dda chiede condanne per 24

La Dda di Bari ha chiesto 24 condanne a pene fino a 27 anni di reclusione, nei confronti di altrettanti componenti di due gang nigeriane, organizzate come “sette segrete dalla struttura militare e dalla inaudita ferocia”. I 24 sono accusati di aver gestito per anni, all'interno del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari,…

La Dda di Bari ha chiesto 24 condanne a pene fino a 27 anni di reclusione, nei confronti di altrettanti componenti di due gang nigeriane, organizzate come “sette segrete dalla struttura militare e dalla inaudita ferocia”. I 24 sono accusati di aver gestito per anni, all’interno del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari, il racket della prostituzione di donne connazionali vittime di tratta, ma anche l’accattonaggio di mendicanti, utilizzando riti voodoo, pestaggi e accoltellamenti.

I due gruppi criminali, considerati mafiosi, denominati Vikings e Eiye, ma più noti come “Rossi” e “Blu” dai colori dell’abbigliamento scelto in occasione dei summit, secondo l’accusa avevano stabilito la loro base operativa nel Cara e operavano soprattutto nel quartiere Libertà.

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Bari, coordinate dalle ex pm Antimafia Simona Filoni e Lidia Giorgio e passate poi alla collega Daniela Chimienti, partirono nel 2016 dalla denuncia anonima di alcune presunte vittime, accertando che lo sfruttamento della prostituzione sarebbe stato la principale attività di arricchimento dei due clan. Alla base c’era la regola delle ‘tre d’, donne-denaro-droga, con le donne costrette a sottomettersi con violenza fisica e psicologica, in quanto considerate “oggetti fabbricasoldi”.

Stessa violenza sarebbe stata riservata ai mendicanti, costretti a pagare il pizzo sull’elemosina per garantirsi una postazione davanti ai supermercati di Bari e provincia. Per arruolarsi nelle gang, gli aspiranti adepti – hanno documentato gli investigatori – dovevano sottoporsi a “prove di coraggio” con le mani legate e incappucciati, picchiati dagli affiliati anziani e, nell’atto di giurare, “costretti a bere una bevanda composta da sangue umano e alcol quale segno di fedeltà sino alla morte”, con punizioni corporali nei confronti di chi rifiutava di affiliarsi o di pagare la periodica retta di appartenenza e di prostituirsi.

Gli imputati, tutti arrestati nel dicembre 2019, erano stati ospiti del Cara fino a un anno prima. Le condanne più elevate, a 27 e 26 anni di reclusione, sono state chieste per i due presunti capi dei rispettivi gruppi, il 32enne Osas O Ighoruty e il 26enne Gbidi Trinity. Il processo si celebra dinanzi al Tribunale di Bari (presidente Rosa Calia Di Pinto, giudice a latere Giovanni Abbattista e Antonio Coscia).

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