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Bari, minaccia sindaco e assessora per le concessioni dei chioschi: chiesta la messa alla prova per un 35enne

«Da adesso siete il mio chiodo fisso! Il sangue è arrivato agli occhi», «Ridateci ciò che è nostro, lì abbiamo dato sangue e sudore!», «Ridateci ciò che è nostro, pezzo di merda». Minacciosi e intimidatori, corredati dalle iniziali del sindaco di Bari Antonio Decaro e dell’assessora alla città produttiva e al mare, Carla Palone, i…

«Da adesso siete il mio chiodo fisso! Il sangue è arrivato agli occhi», «Ridateci ciò che è nostro, lì abbiamo dato sangue e sudore!», «Ridateci ciò che è nostro, pezzo di merda». Minacciosi e intimidatori, corredati dalle iniziali del sindaco di Bari Antonio Decaro e dell’assessora alla città produttiva e al mare, Carla Palone, i messaggi erano comparsi il 26 agosto 2020 sulla pagina facebook di Pietro Malanga, 35enne figlio del più noto Orlando Malanga (a lungo gestore dei bar delle spiagge baresi), e legale rappresentante della società “Adriatica srl”, che ha gestito il bar con annessa terrazza sul molo Sant’Antonio. A corredo dei messaggi, la sua foto con, sullo sfondo, il bar di Pane e pomodoro.

Un gesto carico di rabbia e risentimento, che però ha provocato la reazione dei due politici: subito dopo esserne stati messi a conoscenza, Decaro e l’assessora Palone si sono presentati in Questura e hanno firmato una denuncia contro il 35enne, consegnando screenshot e copiosa documentazione. Le indagini sul fatto, affidate agli agenti della Squadra mobile e coordinate dalla pm Savina Toscani, si sono concentrate sulla famiglia Malanga e sulla loro attività di gestione dei punti di ristorazione sulle spiagge baresi, individuando nella revoca delle concessioni, disposta dal Comune di Bari a seguito di interdittiva antimafia, nelle settimane precedenti, la miccia che ha acceso la rabbia di Pietro Malanga.

Facciamo un passo indietro: nel marzo 2018, un consorzio di imprese facenti capo alla società individuale “Il Veliero” di Rosa Di Modugno, compagna di Orlando Malanga, ottenne la concessione per la gestione di servizi balneari all’interno dell’area demaniale di Torre Quetta. Il 29 maggio 2018, la Ripartizione edilizia del Comune rilasciò l’autorizzazione a realizzare delle strutture amovibili, funzionali ai servizi balneari, da rimuoversi dopo 6 mesi e comunque vincolanti al rilascio del titolo edilizio.

Il 7 giugno 2019, poi, la Ripartizione Sviluppo economico autorizzò Il veliero ad affidare alla società Pescobar (con amministratore unico Antonino Palermiti, nipote del boss Eugenio) un gazebo per la somministrazione di alimenti e bevande. Ma successivi sopralluoghi evidenziarono alcune violazioni e inadempienze, debitamente contestate con avviso di decadenza della concessione, poi avvenuta a settembre. Il provvedimento di decadenza fu subito impugnato dai Malanga che ottennero torto dal Tar, ma la sospensiva dal Consiglio di Stato.

E così a maggio 2020 tornarono a gestire i chioschi. Fu così avviata dal Comune la procedura dell’informativa antimafia, che si concluse il 29 maggio 2020 con la revoca della concessione per Pane e pomodoro. Stessa sorte toccò a luglio all’Adriatica, che dovette rinunciare agli affari sul molo S. Antonio.

Da qui, evidentemente, la reazione di Pietro Malanga, per il quale il processo, con citazione diretta a giudizio e per le accuse di violenza o minaccia a pubblic ufficiale e diffamazione sul web, è cominciato il 14 dicembre 2022 e subito rinviato. Ieri, dinanzi al giudice monocratico Giuseppe Mastropasqua, si sono costituiti parte civile il sindaco Decaro, assistito dall’avvocato Michele Laforgia, e l’assessora Palone, con l’avvocata Paola Avitabile. Il difensore di Malanga, l’avvocato Giuseppe Giulitto ha quindi chiesto per il suo assistito di accedere alla messa alla prova, l’istituto giuridico alternativo a misure cautelari più gravi, che la legge Cartabia ha ampliato nel campo di applicazione. L’udienza è stata poi rinviata, in attesa che venga redatto il progetto.

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