Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, è comparso oggi in aula, nel tribunale di Bari, nell’ambito del processo in cui è imputato per diffamazione nei confronti dell’ex consigliere comunale di Bari, Luigi Cipriani, presidente del movimento politico “Riprendiamoci il futuro“.
Secondo l’accusa Emiliano, nel corso di una trasmissione televisiva in onda su Rete 4 il 13 settembre 2018, commentando la visita dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, a Bari proprio quel giorno, avrebbe diffamato Cipriani, “insinuando negli spettatori l’esistenza di un legame tra Cipriani, il suo movimento politico e la criminalità organizzata”.
Nel corso dell’udienza di oggi, Emiliano ha chiarito che «non avevo alcuna intenzione di ledere l’onorabilità di Luigi Cipriani. So perfettamente che è una persona perbene e personalmente non è mai esistita l’idea che avesse un minimo legame con la criminalità organizzata. La mia è stata una polemica politica con» l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, «che aveva bypassato le istituzioni» locali per fare un comizio «davanti a un circolo del quartiere Libertà» di Bari.
“Anziché incontrare la comunità nel suo complesso, Salvini – è la frase contestata a Emiliano – è stato invitato da un circolo politico, che noi chiamiamo circoli della birra, circoli abbastanza equivoci nelle relazioni con la criminalità organizzata, quindi ha commesso un’imprudenza”.
Per Emiliano «la scelta di Salvini l’ho presa come uno sgarbo istituzionale. Salvini era andato in un quartiere complicato», il Libertà, «in cui c’è una tensione etnica e criminale molto forte», ma «senza passare prima dalle istituzioni».
Emiliano ha concluso affermando che «il presidente della Regione non attacca un ministro senza una ragione ferrea, infatti Salvini non mi ha mai risposto. Il destinatario delle mie dichiarazioni – ha detto ancora – era Salvini».