Si è avverato ciò che i cittadini temevano. Le barriere new jersey installate sotto la struttura ferroviaria in corso Italia hanno solo “spostato” il problema di clochard e tossicodipendenti in altre zone del quartiere Libertà. Come mostrano le foto, alcuni di loro si sono accampati all’interno del playground che si trova sotto il ponte Adriatico, per la precisione tra la recinzione e le rampe in calcestruzzo del campo di skateboard, frequentato notte e giorno da ragazzi e adolescenti. Qui alcuni senzatetto hanno trasferito i rifugi allestiti in corso Italia, portandosi dietro cartoni, coperte, pedane in legno e persino delle barriere di plastica usate nei cantieri stradali. Dagli scatti si vede come nel nuovo riparo ci siano un paio di scarpe, una bottiglietta di thé e persino una borsa da mare con alcuni effetti personali. Un trasloco in piena regola che, come ha ironizzato qualcuno, ha trasformato il playground in camping.
Stando al racconto di diversi residenti del rione, invece, altri senza fissa dimora si sarebbero accampati in diverse zone del quartiere. Alcuni, ad esempio, avrebbero occupato i portici del palazzone bianco ad angolo tra via Crispi e via Brigata Regina. Altri si sarebbero piazzati all’interno di rientranze e aree private di alcuni condomìni, persino negli androni dei portoni e nei giardini. Altri ancora nel passaggio pedonale del sottovia Giuseppe Filippo, spostandosi verso il Quartierino. Molti, stando al racconto di alcuni cittadini, sono rimasti nella zona di corso Italia. Qui si sarebbero accampati con delle sedie, su cui trascorrerebbero la maggior parte della giornata, quasi a guardia di quello che un tempo era il loro “territorio”, ora off-limits.
Tutta la questione è nata dalla decisione di Ferrovie Appulo-Lucane di installare, tra fine agosto e inizio settembre, sotto il tracciato ferroviario rialzato di corso Italia, delle barriere in cemento del tipo new jersey con delle recinzioni alte oltre due metri. Lo scopo dichiarato da Fal era quello di «scongiurare eventuali danni all’infrastruttura del viadotto che possano compromettere la sicurezza della circolazione ferroviaria». Quello non dichiarato, invece, riguardava proprio la presenza ormai costante di senza fissa dimora che sotto i portici di corso Italia avevano realizzato vere e proprie dimore con tanto di stanze da letto, salotti e servizi igienici (ovviamente all’aperto). Già quando il progetto fu annunciato qualcuno storse il naso, annunciando che quei clochard si sarebbero trasferiti altrove. Cosa che, purtroppo, sta accadendo.