I vertici del clan Strisciuglio di Bari dovranno scontare la pena a cui sono stati condannati in regime di carcere duro. È quanto ha disposto il Ministero della Giustizia con tre diversi decreti del 23 novembre, su richiesta della Dda di Bari, nei confronti Lorenzo Caldarola, Vito Valentino e Alessandro Ruta, operanti nei quartieri Libertà e San Paolo della città e recentemente coinvolti nell’operazione “Vortice-Maestrale” della Squadra mobile di Bari e del comando provinciale dei Carabinieri del capoluogo.
Caldarola, già destinatario di numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere, è stato più volte condannato, in via definitiva, per il reato di associazione mafiosa, ed è ritenuto il leader incontrastato del clan Strisciuglio nei quartieri Libertà e San Pio. A seguito delle indagini nei suoi confronti, «è stato ampiamente dimostrato come abbia promosso attivamente ed organizzato una ramificata attività di spaccio, dirigendola anche dal carcere, riuscendo a comunicare con l’esterno tramite i propri familiari oppure direttamente con telefoni cellulari introdotti clandestinamente», scrivono in una nota dalla Questura di Bari.
Valentino ha da sempre «dimostrato una chiara inclinazione alla commissione di gravi delitti, schierandosi da subito in seno all’organizzazione mafiosa denominata clan Strisciuglio; d’altro canto, lo stesso è cresciuto in un contesto familiare già arruolato tra le fila del predetto clan», proseguono dalla Questura. Anche da detenuto, Valentino ha ricoperto «un ruolo strategico»: «tramite “ambasciate” con i parenti o altri canali di comunicazione, ha posto le condizioni per le nuove strategie da intraprendere per il riassetto tra le varie articolazioni del clan».
Ruta, infine, ha assunto «il ruolo di capo dell’articolazione del clan Strisciuglio nel territorio del quartiere San Paolo di Bari. È emerso anche il perdurante ruolo svolto dal Ruta durante il periodo di detenzione.
In tutti e tre i casi fondamentali sono state le testimonianze dei collaboratori di giustizia.