Bari, caos al pronto soccorso del Policlinico: un 77enne lasciato 12 giorni in corridoio

Quando l’altro ieri è tornato a casa, è sprofondato in un sonno profondato durato ben più delle sette ore consigliate per un uomo delle sua età. Per 12 giorni, Nicola, un uomo di 77 anni originario di Rutigliano, ricoverato al Policlinico di Bari, ha provato, non riuscendoci, a dormire, sistemato com’era su una poltrona letto in un corridoio attiguo al pronto soccorso. La ragione? La carenza di posti letto nei reparti, che costringe il personale sanitario e i pazienti a soluzioni precarie, molto spesso all’origine delle tensioni che, purtroppo, diventano spesso fatti di cronaca.

L’odissea di Nicola inizia domenica 5 marzo. Un forte bruciore alle vie urinarie convince la sua famiglia a trasportarlo, dal suo paese di residenza, Rutigliano, al Policlinico del capoluogo. È ancora mattina presto, le strade sono vuote e il signor Nicola impiega qualche minuto ad arrivare al pronto soccorso. L’accesso avviene attorno alle 7,30, ma ci vorranno oltre 12 ore per il ricovero. Sono ormai le 21 quando arriva la possibilità di ricoverare l’uomo. Con lui, c’è ancora il figlio, che in quelle ore non lo ha mai abbandonato, che sgrana gli occhi non appena capisce dove sarà sistemato il padre: su un letto a poltrona. «in una stanza adiacente al pronto soccorso». Lì, però, ad attenderlo non ci sarà né una stanza vera e proprio né un posto letto. Al 78enne viene rifilata una poltrona letto in quello che è un semplice corridoio, gremito di altri pazienti nella sua stessa situazione. È il figlio, a quel punto, a chiedere che il padre venga sistemato su un lettino. L’uomo, infatti, è portatore di disabilità ed è per questo che il giovane pretende una sistemazione più dignitosa. La barella arriverà, ma a non arrivare mai sarà il trasferimento del 77enne nel reparto a cui era stato destinato, quello di Urologia.

Così l’anziano trascorre la degenza per quasi due settimane, 12 giorni per l’esattezza, in quel corridoio. L’incubo finisce giovedì pomeriggio, quando l’ospedale dimette il 77enne. A quel punto, però, l’uomo è stremato dalla fatica e dalle ore trascorse a stretto contatto con altri pazienti, sconosciuti, e nel via vai a qualsiasi ora. A tal punto che, tornato nella tranquillità domestica della sua Rutigliano, Nicola cerca subito di recuperare le forze, precipitando in un sonno di oltre 12 ore che però non ha cancellato il terribile ricordo di quei giorni interminabili.

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