Si fanno più severe le “misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale”. Con l’approvazione del decreto Caivano, lo scorso 8 ottobre, aumentano i reati per cui può essere disposta la custodia cautelare per i minori a partire dai 14 anni. Su condotte più gravi anche per giovani di età fra 12 e 14 anni.
È necessario porre un freno alla criminalità giovanile e alla nascita delle baby gang che anche in città a Bari non passano inosservati agli occhi dei cittadini. «L’altro giorno in stazione – raccontano – sette giovani minorenni tra i 14 e i 16 anni, tra cui tre ragazzine, vessavano un anziano impedendogli di attraversare. Parolacce e spinte rischiavano di far cadere l’uomo che ne è uscito salvo da questo spiacevole episodio avvenuto sotto gli occhi di tutti. Mancava la polizia. Ho provato a chiamarla chiedendo aiuto in un bar, ma poi i ragazzi sono andati via indisturbati. Negli anni ’60 questi episodi non esistevano. Ci sentivamo più sicuri perché c’erano i vigili di quartiere».
Le misure si fanno più severe anche per le famiglie e far fronte alla dispersione scolastica. Si rischia la reclusione fino ai due anni per chi non iscrive il minore a scuola. Per i minorenni dai 14 anni in poi responsabili di violenze c’è il divieto di utilizzare piattaforme o servizi informatici e telematici specificamente indicati.
«Ci sono misure severe anche per chi commette reati di femminicidio – continuano- ma non credo ci sia un calo anzi, aumentano. Ormai fanno un po’ di carcere e poi i domiciliari a casa. Sanzioni e pene più severe sono importanti però non sono sufficienti. Sono preoccupato da una società che non consente il recupero, la formazione e l’istruzione dei ragazzi. E che determina in questo modo delle bolle di emarginazione in cui nascono le baby gang».
A partire dall’anno scolastico 2024/2025 sono previsti interventi a supporto delle istituzioni scolastiche del Mezzogiorno. Tra le regioni più fragili del sud Italia c’è la Puglia e la Basilicata dove sono diversi i contesti di disagio giovanile o alunni con fragilità negli apprendimenti.
«Un tempo – concludono – c’era lo sport, le formazioni associative, anche i centri sociali in cui si parlava di Palestina. Molti ragazzi del ’68 che poi hanno fatto parte delle classi dirigenti del futuro sono quelli che magari oggi lasciati nell’angolo fanno parte delle baby gang. Nelle baby gang ci sono le migliori forze, risorse ed energie della società che se convogliate verso obiettivi utili potrebbero essere esplosive nel bene. Non ho paura delle baby gang ma dei grandi e degli adulti che non sanno convogliare bene le forze. Serve anche la presenza dello Stato sul territorio. Più Forze dell’ordine, ma a tappeto. La divisa potrebbe essere un deterrente».