Bionda, occhi azzurri, 15 anni di normalità. E invece no. Perché Anna (ndr, il nome è di fantasia) girava senza patente, si adoperava per un’organizzazione criminale e, da grande, voleva fare la “narcotrafficante”.
Nata al quartiere San Paolo, cresciuta in una famiglia perbene, non nel lusso, ma messa su da brava gente, da genitori che ogni santa mattina vanno al lavoro, come colf la mamma, dipendente di un’azienda di pulizia il padre.
Ad entrambi, è stato ricostruito a posteriori, Anna chiedeva di tanto in tanto la “paghetta”, 10, 5 euro, per la pizza con gli amici, l’hamburger take-away. Insospettabile per la famiglia, fuori di casa invece maneggiava molti più soldi.
È successo qualche giorno fa, al quartiere San Pasquale: Anna è stata fermata dalla polizia perché alla guida di uno scooterone, cilindrata 300, senza averne il patentino. Il mezzo, passato ai raggi x dagli agenti, è risultato intestato a un pregiudicato e completamente fuorilegge: destinatario di un fermo amministrativo, senza copertura assicurativa e già sequestrato.
E allora, i poliziotti non si sono fermati lì, hanno perquisito Anna e in una tasca del giubbotto hanno trovato una chiave che, ha confessato lei, apriva un’auto, parcheggiata poco distante dove la ragazzina, con ogni probabilità, si stava dirigendo. Estesi i controlli alla vettura, anche in questo caso di proprietà di un pregiudicato e “fuorilegge”, ben nascosto in un vano hanno ritrovato mezzo chilo di droga.
Ma Anna non si è spaventata, al contrario, ha spiegato agli investigatori che era lì, per fare il suo “lavoretto” ben retribuito, perché da grande vuole fare la narcotrafficante, «come fanno in “Mare Fuori”», la serie televisiva che spopola in particolare tra gli adolescenti. Portata all’istituto per minorenni “Fornelli”, ci è rimasta due giorni per poi comparire dinanzi al gup del tribunale per i minorenni per la convalida del fermo.
E anche in quel caso, non ha nascosto le sue aspirazioni. Al giudice ha ammesso il suo ruolo nell’organizzazione criminale e ha confermato: «Voglio fare la narcotrafficante». Al termine dell’udienza, anche a seguito delle richieste presentate dal suo legale, ha ottenuto il trasferimento in comunità. Nelle prossime settimane, quando si terrà l’udienza preliminare, potrebbe chiedere di accedere alla messa alla prova, l’istituto per il quale il minorenne viene messo al centro di un progetto educativo, predisposto dai servizi sociali minorili, dai contenuti più disparati: si può trattare di prescrizioni di fare o di non fare, principalmente che riguardano lo studio o il lavoro, ma anche sport, attività sociali o di volontariato. Inoltre è previsto anche che il giudice possa impartire prescrizioni.
Il processo viene congelato, per poi verificare al termine del periodo di messa alla prova, l’effettiva efficacia del progetto sul recupero sociale.