Bancarotta del Bari calcio: rito abbreviato per Paparesta. Prossima udienza fissata per l’11 ottobre

L’ex presidente del Football Club Bari 1908, Gianluca Paparesta, sarà giudicato con rito abbreviato. La giudice Rosa Caramia, nell’udienza svoltasi ieri, ha infatti accolto la richiesta dell’imputato, rinviando il resto del procedimento al prossimo 11 ottobre. In questo modo l’ex arbitro rinuncerà al dibattimento, in cambio di una sensibile riduzione della durata del processo e di uno sconto di pena pari a un terzo.

Gianluca Paparesta è accusato, insieme all’altro amministratore della società, l’imprenditore molfettesa Cosmo Antonio Giancaspro, di bancarotta fraudolenta per aver alterato i bilanci della società, provocandone il fallimento. L’ex fischietto si era aggiudicato all’asta sia il titolo sportivo che l’azienda precedentemente appartenuta all’As Bari SpA per 4,8 milioni di euro, rinominandola, appunto, Fc Bari 1908, di cui fu primo presidente. A Paparesta successe Giancaspro, che all’inizio era socio con una quota azionaria del 5%, anche se poi divenne amministratore unico. L’era Giancaspro fu, però, quella che decretò la fine della società biancorossa, che a luglio del 2018 non riuscì nemmeno a iscriversi al campionato di serie B. Dopo aver disputato quattro stagioni tra i cadetti, tra alti e bassi, il 16 luglio 2018 la società, venne esclusa dal successivo torneo a causa della mancata ricapitalizzazione. Ad agosto del 2018 il titolo sportivo fu assegnato alla Filmauro S.r.l.. Presidente del Bari divenne Luigi De Laurentiis, che guida a tutt’oggi il club. Il Football Club Bari 1908 venne dichiarato fallito dal Tribunale delle imprese il 15 gennaio 2019, per aver accumulato debiti per 12 milioni di euro.

All’ex arbitro di serie A, amministratore unico dal marzo 2014 al dicembre 2015, nonché presidente del Consiglio di amministrazione sino al giugno dell’anno dopo, l’accusa contesta «di aver favorito sé stesso, a danno degli altri creditori», di aver percepito «il compenso come amministratore, ricevendo la somma complessiva di 216mila euro», mentre «ometteva sistematicamente il pagamento di imposte e ritenute sino a raggiungere un passivo di un milione e mezzo di euro, che erodeva completamente il capitale sociale e aggravava il dissesto».

Ma non è tutto. Nel bilancio relativo all’anno 2015 Paparesta – difeso dall’avvocato Gaetano Sassanelli – non avrebbe riportato importi passivi per 2 milioni di euro in tutto, tra debiti erariali, omessi versamenti di Tari, impropria rilevazione di imposte anticipate e omessa svalutazione di crediti verso clienti per fatture da emettere.

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