Banca popolare di Bari, Longo sentito come testimone nel processo a Marco e Gianluca Jacobini

Sconfinamenti per 15 milioni di euro senza passare dal Consiglio di amministrazione, attraverso l’emissione di extra fido in favore della società Maiora, del gruppo Fusillo. E forti dubbi espressi sulla cosiddetta “operazione Malta” che, alla vigilia del Natale 2018, avrebbe dovuto portare liquidità alla Banca popolare di Bari già in fortissima difficoltà.

Su questi punti è tornato Alberto Longo, ex presidente del collegio sindacale dell’istituto di credito, sentito nell’aula allestita alla Fiera del Levante di Bari come testimone dell’accusa nel processo che vede imputati Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio, rispettivamente ex presidente ed ex condirettore generale della banca, accusati di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo all’attività di vigilanza di Bankitalia e Consob.

Longo (che era inizialmente indagato ma poi la sua posizione è stata archiviata) stamattina è tornato su alcuni momenti chiave che hanno portato al crac della Popolare nel corso del controesame della difesa degli imputati Marco e Gianluca Jacobini.

«Al cliente Maiora il Cda aveva imposto un limite di 125 milioni di euro di affidamento. Ogni centesimo in più richiesto avrebbe dovuto essere approvato dal Cda – ha detto Longo -. L’extra fido concesso a Maiora è passato dal comitato crediti, senza che il Cda fosse informato». Longo ha proseguito spiegando che «sia il presidente della banca, Marco Jacobini, sia l’amministratore delegato Giorgio Papa partecipavano a quelle riunioni, ma erano anche membri del Cda, che avrebbero dovuto avvisare il giorno successivo. Ma questo non è successo. Io invece non ho mai partecipato – ha precisato – venivo invitato ma non ero obbligato e ho voluto restare indipendente».

Durante l’udienza Longo è tornato anche sull’“operazione Malta”, illustrata nel Cda del 27 dicembre 2018 e poi ribadita in una successione riunione, il 2 gennaio 2019. «Ho fatto presente che Malta era un Paese a rischio – ha precisato – che non ci sarebbe stata certezza sulla provenienza dei soldi. Nel verbale al termine del Cda queste frasi di ammonimento sono però state attribuite a Marco Jacobini. Quel verbale è stato falsificato». Il successivo 23 aprile, prosegue Longo, «ho inviato una denuncia alla Banca d’Italia, sollevando dubbi sulla governance ormai del tutto bloccata a causa della lite fra Gianluca Jacobini e Vincenzo De Bustis». L’obiettivo, ha proseguito Longo, «era allontanare De Bustis (ex dg della banca, ndr) pochi mesi dopo essere stato fortemente voluto dalla banca».

Longo ha anche ricostruito i suoi rapporti personali ed extra professionali con la banca, tornando a un episodio avvenuto prima della sua nomina. «La banca ha chiesto a una cantina di cui ero socio al 50 per cento di fornire alcune bottiglie da regalare a Natale a soci e dipendenti. È successo diversi anni prima della mia nomina e l’accordo è durato solo un anno». La prossima udienza è stata fissata il 30 gennaio 2023.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version