Bambino colpito dalla Seu ricoverato al Pediatrico di Bari: è sotto osservazione in rianimazione

È ricoverato da due giorni in osservazione nel reparto di rianimazione dell’ospedale pediatrico “Giovanni XXIII” di Bari un bambino di quattro anni, originario di Bitonto, per complicazioni legate alla Seu (Sindrome emolitico-uremica). Secondo le prime informazioni emerse sembra che il piccolo abbia contratto la malattia dopo aver mangiato un gelato artigianale preparato con latte non correttamente pastorizzato. Le autorità sanitarie locali stanno collaborando strettamente con il team medico che si occupa del bambino ricoverato per garantire il miglior trattamento possibile. Per il momento dovrebbe essere solo un caso isolato e non sembra che possa esserci il rischio di ulteriori contaminazioni.

L’ultima allerta in Puglia per il rischio di diffusione della Seu si era verificato nel 2018, quando la Asl di Foggia aveva attivato un’unità di crisi e un piano di analisi oltre a controlli in esercizi commerciali, allevamenti e caseifici per monitorare e risalire all’origine della contaminazione dopo la morte di una bambina di 13 mesi di Lucera, avvenuta il 15 giugno 2018 appunto, a cui era seguito il ricovero di una seconda bambina di quasi due anni (anche se non in pericolo di vita). Entrambe le bambine erano state ricoverate d’urgenza e trattate all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari. I casi di Seu registrati quell’anno furono quattro. Preceduti nel 2017 dal decesso di una bambina di 16 mesi e dalla contaminazione di altri otto bambini dopo che questi avevano trascorso le loro vacanze proprio in Puglia.

La Puglia è tra le regioni con il miglior sistema di sorveglianza per la Seu, curato dall’istituto di Igiene e dal laboratorio di epidemiologia del Policlinico. In quell’occasione l’amministrazione regionale, per tranquillizzare la popolazione, aveva diffuso una nota nella quale spiegava come non fosse in corso nessun allarme, ma piuttosto la messa a sistema di misure per acquisire informazioni sulla diffusione dell’infezione e la distribuzione di ceppi di Escherichia Coli (batterio all’origine della sindrome emolitico – uremica). Attività come il campionamento delle acque provenienti da depuratori autorizzati e che vengono riutilizzate a scopi irrigui oltre che dei 38 corsi d’acqua regionali. Tutte le attività all’epoca furono pianificate e definite in stretta collaborazione con Arpa Puglia e Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata, oltre che con i referenti dei competenti servizi territoriali dei Dipartimenti di Prevenzione.

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