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Cronaca

Auto, ditte e appartamenti sequestri al tesoro dei clan di Bari e Bat

Si va dalla donazione di Vito Martiradonna a sua sorella di due unità immobiliari per un valore totale di 30.400 euro, all’acquisizione di un’azienda che svolge attività di paninoteca mobile, di Giovanni Palermiti, del valore di 32 mila euro. Sono 16 i pregiudicati, contigui a clan mafiosi di Bari e Bat, sottoposti a misure di prevenzione e finiti nel mirino degli investigatori per aver eseguito operazioni finanziarie superiori a 10 mila euro durante il periodo di prescrizioni. Ai 16, in base ad una norma del codice antimafia, ieri sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di un milione di euro: case, terreni, auto, aziende e fabbricati erano dislocati fra Puglia (e in particolare nel Barese e nel Nord Barese) e Veneto.

Il nuovo codice, infatti, obbliga le persone sottoposte con provvedimento definitivo a una misura di prevenzione, a comunicare alla guardia di finanza per 10 anni ed entro 30 giorni dal fatto, tutte le variazioni nell’entità e nella composizione del proprio patrimonio di valore non inferiore a 10.329,14 euro.
In questo caso i finanzieri del Gico , coordinati dal sostituto procuratore di Bari, Grazia Errede, hanno accertato che tra le operazioni che sarebbero state sottratte a tale forma di monitoraggio figurano la donazione e la cessione di immobili, di rami d’azienda, fabbricati e fondi rustici, nonché l’acquisto di appartamenti, fabbricati, compendi aziendali e autovetture.
I 16, affiliati ai clan mafiosi Parisi, Capriati, Strisciuglio, Di Cosola, Palermiti e Mercante, residenti nelle province di Bari e Bat, avrebbero in effetti eseguito operazioni di vario tipo e tutte da decine di migliaia di euro. Solo nel 2019, ad esempio, Giovanni Palermiti, figlio dello storico capoclan del quartiere Japigia, Eugenio, avrebbe eseguito variazioni patrimoniali per un totale di 72.820 euro, fra acquisto di auto (una Lancia Lybra e una Volkswagen Passat), cessione di ramo d’azienda della sua ditta di ristorazione di Conversano e acquisizione di un’altra azienda specializzata nell’attività di paninoteca mobile, a Bari.
Ma c’è anche chi ha ceduto sostanziosi beni a sua moglie, dalla quale nel 2019 si stava separando in via consensuale: il bitontino Giuseppe Rubini, destinatario di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, ha trasferito alla sua (ex) consorte quattro immobili a uso abitazione, 4 depositi, una quota di un fondo rustico, altre due proprietà e parte della proprietà di un locale, per un valore totale di 374 mila euro. In fase di stesura dell’atto, Rubini ha precisato che si trattava di “una tantum” dell’assegno di mantenimento.
E poi c’è Giovanni Campanale, che da sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, ha acquistato una quota di un appartamento residenziale a Carbonara, costatagli 59.500 euro. E ancora, Davide Monti (ex bambino corriere di una pistola, scoperto dai carabinieri a Bari vecchia mentre portava in una busta un’arma usata giorni prima per un agguato di mafia a Bari vecchia), che avrebbe ricevuto in successione e poi rivenduto una porzione da 23 mila euro di un complesso edilizio a Modugno.

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