Assunzioni in cambio di voti, l’onda travolge i Pisicchio: coinvolti anche 2 funzionari e un broker

Denaro per Iniziativa Democratica, che l’assessore regionale Alfonso Pisicchio coordinava, ma anche il pagamento di mobili, feste di laurea, un telefono cellulare, un tablet , un’auto, l’assunzione fittizia della figlia di suo fratello Enzo detto “Roberto” (per oltre 52mila euro), presidente del Partito, nonché assunzioni pilotate di persone che, in cambio avrebbero poi garantito il voto ad Alfonso.

Dopo lo scandalo per voto di scambio mafioso alle comunali del 2019, che ha portato in carcere l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e ai domiciliari sua moglie, la consigliera comunale Mari Lorusso. Dopo l’arresto del leader del Movimento Sud al centro, nonché marito dell’assessora regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia, Sandro Cataldo, esplode a Bari un altro caso di illeciti commessi da politici e funzionari pubblici.

In esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla gip di Bari, Ilaria Casu, su richiesta dei om Alessio Coccioli e Claudio Pinto, nella serata di ieri, gli arresti domiciliari sono stati notificati ai fratelli Alfonso ed Enzo Pisicchio, poche ore dopo che il primo aveva rassegnato “per motivi personali” le dimissioni dal vertice dell’Arti, l’Agenzia regionale per l’innovazione tecnologica.

I reati, a vario titolo, sono corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti. Ai domiciliari anche il funzionario Francesco Catanese, attuale responsabile del Municipio 3 del Comune di Bari, e nel gennaio 2020 Rup dell’appalto per “l’affidamento delle attività di supporto alla gestione e riscossione volontaria e coattiva di Tarsu, Tares, Tari, Ici e Imu, alla collaborazione del Comune all’attività di accertamento delle entrate erariali e dei ruoli”, con importo a base d’asta di 5 milioni e mezzo, aggiudicata a Giovanni Riefoli (anche lui ai domiciliari), amministratore di fatto della “Golem Plus srl” e legale rappresentante di “Plus Innovation srl”.

Il tutto con la collaborazione di un componente la commissione di gara, Gianfranco Chiarulli (per il quale la Procura aveva chiesto l’arresto) e l’intermediazione dei fratelli Pisicchio che ne avrebbero ricevuto denaro, utilità, assunzioni e sostegno elettorale alle regionali del 2020. Torna dunque, anche in questa terza ondata, il tema delle elezioni, fil rouge che tiene insieme le tre le inchieste.

Ma in questa indagine, condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia economicofinanziaria del Comando provinciale di Bari, ci sono anche false polizze assicurative, maxi finanziamenti europei e persino un fantomatico notaio con studio a Sofia, in Bulgaria. Gli altri due personaggi chiave sono il broker assicurativo Cosimo Napoletano, finito in carcere, con una sfilza di precedenti per reati contro il patrimonio e condanne per fatti analoghi, e il funzionario regionale Vincenzo Rinaldi (ora in pensione e dunque non più soggetto ad esigenze cautelari).

I due avrebbero “collaborato” per anni, fino a luglio 2020: Rinaldi avrebbe indirizzato gli imprenditori (ben 35 quelli monitorati), che chiedevano l’autorizzazione allo svolgimento di attività estrattiva nelle cave, a rivolgersi a Napoletano per ottenere false polizze assicurative (con la collaborazione della titolare di un’agenzia assicurativa di Castellana Grotte, Grazia Palmitessa, sottoposta a divieto di esercitare l’attività professionale per un anno), che in cambio lo avrebbe retribuito con 90mila euro (incluso un frigo e un pc). Gli stessi imprenditori avrebbero versato una tangente.

Ma non solo: le polizze false sarebbero servite anche per ottenere finanziamenti, erogati dalla Regione Puglia, nell’ambito dei programmi di investimento e agevolazioni alle imprese, il Pia e il Por Fesr 2014-2020, per milioni di euro. Di Napoletano la gip evidenzia la sua personalità criminale: “La consapevolezza di indagini in corso – scrive – non lo ha fatto desistere dalla prosecuzione dell’attività illecita. Prontamente si riorganizzava, limitandosi a modificare il luogo di preparazione delle false polizze”, una camera dell’hotel Barion attrezzata con apparecchi informatici per la falsificazione, sequestrati.

L’inchiesta, nata da due annotazioni dei carabinieri del Noe di Bari del 12 e 13 marzo 2019 e dalle sommarie informazioni rese il 23 marzo 2019 dall’ingegnera della Regione Puglia, Barbara Valenzano, ha svelato “un collaudato meccanismo corruttivo, trasformatosi nel tempo in un vero e proprio sistema”. Sistema nel quale ruolo chiave avrebbero avuto i fratelli Pisicchio.

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