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Assolto dopo 10 anni di processo e il carcere. Parla Demarzio: «Mi hanno rovinato, rivoglio la mia vita»

«Mi hanno rovinato la vita, la rivoglio indietro». Antonio Demarzio fa ancora fatica a crederci, a dormire la notte e a pensare di ricostruire la sua vita, dopo gli ultimi 12 anni. Ci racconti. «La mia storia è questa: avevo delle attività, delle sale giochi, e questo Laterza (ndr, il denunciante) veniva a giocare, ma…

«Mi hanno rovinato la vita, la rivoglio indietro». Antonio Demarzio fa ancora fatica a crederci, a dormire la notte e a pensare di ricostruire la sua vita, dopo gli ultimi 12 anni.

Ci racconti.

«La mia storia è questa: avevo delle attività, delle sale giochi, e questo Laterza (ndr, il denunciante) veniva a giocare, ma io non sapevo che usciva e mi andava a denunciare. Se perdeva, mi dava l’assegno a garanzia, poi vinceva e io gli dicevo “tieni l’assegno indietro”, lui rispondeva “cambialo tu”».

Poi?

«Un bel giorno mi hanno chiamato i carabinieri, mi hanno detto di andare in caserma perché dovevano notificarmi un documento. Dissi che ero in banca e sarei andato subito dopo, mi risposero di andare alle 15».

Che accadde?

«Andai con mio figlio di 14 anni. Entrai, mi dissero “tuo figlio può stare fuori”, il bambino non mi vide più tornare, mi vide uscire con la macchina, la sirena accesa, le manette, lo lasciarono lì da solo».

Se lo aspettava?

«Assolutamente no, io non sapevo niente, sapevo che era un mio cliente. Per una settimana, in carcere non mi hanno concesso colloqui, ero in cella e non riuscivo a capire cosa stesse accadendo. Due mesi e mezzo dopo mi hanno dato i domiciliari in una casetta che avevo a Rimini, poi nel 2014, mi hanno confiscato tutto».

Come ha vissuto dopo?

«Ero a Milano, mi chiamò mio figlio e mi fecero rientrare. Io dal giorno dopo sono rimasto a zero, conti correnti chiusi, carta di credito bloccata, sale giochi chiuse fino alla nomina dell’amministratore. Mia moglie ha uno studio di parrucchiere, ho vissuto con i suoi soldi e mi sono affidato ai servizi sociali».

Un’esperienza che ha segnato anche la sua famiglia?

«Mia figlia, in particolare, hanno confiscato anche il suo appartamento dove aveva il centro estetico, ma non hanno mai pagato il mutuo che lei aveva acceso e lei ora non può avere finanziamenti né niente, deve ancora 50 mila euro. Non hanno mai pagato né l’Imu e nemmeno gli operai».

Poi cos’altro è accaduto?

«Dal 2016 al 2022 mia figlia ha dovuto pagare 850 euro al mese per l’affitto dell’appartamento confiscato dove c’era l’estetica. Nel 2018 mi hanno tolto le chiavi di casa di Rimini e l’Agenzia per i beni confiscati mi ha detto di smontare i mobili, mi è costato 7 mila euro. A luglio mi hanno fatto smontare il centro estetico e ho speso altri 80 mila euro per trasferirlo».

Come vive oggi?

«Grazie ai parenti, stiamo ancora pagando, gli avvocati bisogna pagarli. Mio figlio per questi miei problemi, a 18 anni è andato a lavorare a Los Angeles e non è più tornato, ora fa il manager in un ristorante. Ho vissuto con il bonus dei servizi sociali, 300 euro a dicembre, 300 a Pasqua, poi ho fatto un corso per il reddito di cittadinanza, ogni mese 500 euro per fare i quiz al computer, mi sono campato. Non mi compro un pantalone da 7-8 anni, preferisco mettere da parte quello che guadagno per gli avvocati che salvano la vita, i miei sono speciali, sanno che sono innocente».

Ora è sereno?

«Nei tre anni della sorveglianza, ho dovuto andare dallo psichiatra, prendo ancora gli psicofarmaci, la notte non dormo più perché durante la sorveglianza, ogni notte venivano 6-7 volte, mi hanno distrutto. Poi per la disperazione sono evaso due volte, ho pagato. Mi hanno tolto la patente, ora devo fare gli esami per riaverla ma ancora non mi danno il nulla osta, anche se ho avuto ben due contratti a tempo indeterminato come garanzie».

Come vede la giustizia?

«Oggi la giustizia la vedo bene, ma non ci credo tanto, non si può fare così, ho lottato per 13 anni. Ero un imprenditore, ora sono senza lavoro. Sono più contento, certo, ma rivoglio la mia vita indietro. Mia moglie mi è rimasta accanto, per fortuna. È grande, davvero, veniva sempre a fare i colloqui, anche mia madre di 83 anni, lei mi sta vicino e mi aiuta».

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