Ascensori rotti al Palagiustizia di Bari e la Procura apre un’inchiesta: fari sul contratto di manutenzione

Uno su quattro ce la fa. Gli altri tre ascensori del palazzo di giustizia di via Dioguardi sono fuori uso per guasto.

Un guasto a suo modo annunciato, o così si ipotizza, vista la natura e le cause del malfunzionamento. Tra pezzi di ricambio che non arrivano da mesi, cavi che si sfilacciano e porte che si chiudono e si riaprono all’insaputa del passeggero di turno, le corse mattutine da un piano a un altro, per la voluminosa utenza della prima torre Telecom, al quartiere Poggiofranco, nelle ultime settimane si è fatta davvero complicata.

Undici piani di uffici e aule, file di utenti sempre più lunghe al piano terra, le scale di sicurezza come strumento prescelto per risparmiare tempo e blocchi. Come invece si è verificato quando una giovane donna è stata trasportata a sua insaputa all’undicesimo piano ed è poi rimasta bloccata per lunghi minuti all’interno.

In sostanza, una serie pericolosamente lunga di malfunzionamenti sui quali ora la Procura di Bari ha acceso un riflettore, aprendo un fascicolo d’inchiesta conoscitivo. Il procuratore capo Roberto Rossi, che per ora non ha iscritto nessuno nel registro degli indagati e non ha ancora ipotizzato alcun reato, ha acquisito documenti relativi al contratto di manutenzione con la ditta incaricata per capire se siano stati rispettati tempi e procedure.

Ma non solo: si vuole anche capire se alcuni pezzi di ricambio, fondamentali per il funzionamento dei primi due ascensori, rottisi ormai un mese fa, siano stati ordinati per tempo. Per ora solo ipotesi, verifiche, che puntano in ogni caso a fare luce su un problema che segna da anni l’edilizia giudiziaria barese. E che potrebbe a breve trovare soluzione, sia pure tampone, in attesa che venga realizzato il Parco della giustizia.

Lunedì prossimo, contrariamente a quanto annunciato nei mesi scorsi (si parlava di fine maggio), dovrebbe cominciare già il trasloco dei primi uffici dalla prima alla seconda torre Telecom, la gemella realizzata accanto. Il dovrebbe è d’obbligo, se si considera l’incognita ascensori.

Si comincerebbe dagli uffici centralizzati del sesto piano, per passare poi dopo un paio di settimane al settimo e ottavo piano, dove ha sede una parte dei sostituti procuratori. Per procedere, poi, al trasferimento del nono piano (dove ha sede la Direzione distrettuale antimafia) e del decimo (dove si trovano le stanze (con relative segreterie) del procuratore capo e dei tre aggiunti. Per quest’ultimo trasloco, però, bisogna attendere ancora le autorizzazioni dal ministero.

Nel frattempo, sono in corso le procedure per aggiudicare l’appalto per la demolizione dei manufatti ancora esistenti, lì dove sorgerà il Parco della giustizia, e cioè le ex caserme dismesse Milano e Capozzi. Su una superficie complessiva di 15 ettari, il Polo si svilupperà su una superficie di poco più di tre ettari e mezzo, ovvero solo il 30% dell’intera area, lasciando al parco il restante 70% della superficie. Troveranno sede il tribunale penale, quello civile, la Corte d’appello, il tribunale per i minorenni, il tribunale di sorveglianza e il giudice di pace.

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