Arresti per mafia a Bari, Maldarizzi in amministrazione giudiziaria: «Un esponente del clan offriva protezione»

Nell’ambito dell’operazione antimafia che oggi ha portato all’arresto di 137 persone a Bari, oltre all’Amtab – municipalizzata che si occupa di trasporto pubblico locale – anche Maldarizzi Automotive spa è finita in amministrazione giudiziaria.

«Io là spingo i bottoni, fanno quello che dico io» e, ancora, «Io là entro ed esco tipo padrone, senza menare ordini a nessuno, sono io il padrone, tengo fiducia e credibilità». Così parlava dell’azienda di rivendita di auto il 40enne Tommaso Lovreglio, nipote del boss del quartiere Japigia di Bari “Savinuccio” Parisi.

Lovreglio, finito in carcere oggi nell’ambito dell’operazione “Codice Interno” eseguita dalla polizia su coordinamento della Dda, è accusato di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso, estorsione aggravata.

Secondo il Tribunale di Bari (sezione per le misure di prevenzione), che ha disposto l’amministrazione giudiziaria per la Maldarizzi automotive spa, “il rapporto di agevolazione [offerto dalla società a Lovreglio, ndr] trova il suo contrappeso nella protezione mafiosa che Lovreglio” offre alla concessionaria “specialmente nella gestione delle inadempienze”.

Proprio la sua attività di venditore d’auto all’interno della concessionaria Maldarizzi di via Oberdan, con sede nel quartiere Japigia, è valsa l’imposizione dell’amministrazione giudiziaria all’azienda per 12 mesi. Lovreglio avrebbe svolto il lavoro di rivenditore d’auto usate che spesso vendeva a un imprenditore amico ed era una “presenza stabile” dal 2013 (scrivono gli inquirenti) all’interno della concessionaria presso la quale risultava assunta (secondo l’accusa fittiziamente) anche sua moglie.

Lovreglio, si legge negli atti, sarebbe riuscito ad ottenere un rapporto con il titolare, Francesco Maldarizzi, in modo da “introdursi nelle sue imprese in una posizione di privilegio“. «Sono amico del direttore, sono amico di tutti là dentro, io vado là e faccio il padrone», avrebbe detto in una conversazione intercettata.

“Lovreglio – si legge ancora – ha offerto all’occorrenza collaborazione alla predetta società per ottenere il regolare adempimento da parte dei clienti, facendo valere la propria capacità criminale anche senza ricorrere espressamente a minacce e intimidazioni”.

In quest’ottica la concessionaria riservò un trattamento di assoluto favore per l’acquisto di un’auto a Tommy Parisi, figlio del boss Savinuccio e cugino di Lovreglio, senza che il cliente chiedesse alcunché.

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