Sono 21 le persone arrestate perché ritenute appartenenti a un’associazione mafiosa attiva tra le province di Taranto e Matera.
Stando a quanto emerso dalle indagini, i destinatari dei decreti di fermo emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza, farebbero parte del clan Scarcia-Scarci. Agli indagati è contestata un’ottantina di reati che vanno dall’estorsione all’illecita concorrenza, dalla detenzione al porto illegale di esplosivi e armi.
Nell’operazione sono impegnate circa 200 unità tra personale del Direzione investigativa antimafia, della squadra mobile della questura di Taranto, dei carabinieri del Ros, della compagnia di Policoro e della Guardia di finanza jonica e lucana. A supportare gli uomini ci sono unità cinofile, elicotteri e altre unità. L’operazione è stata denominata Mare nostro.
I dettagli dell’operazione
Gli indagati avrebbero imposto la propria egemonia nelle attività illecite lungo il litorale ionico-lucano anche con azioni violente e minacciose.
Il provvedimento di fermo, firmato dal procuratore distrettuale di Potenza Francesco Curcio, dal sostituto procuratore della Dda di Potenza Anna Gloria Piccininni, dai sostituti procuratori distrettuali Milto Stefano De Nozza, Sarah Masecchia, Marco Marano, e dal sostituto procuratore Angela Continisio, è stato eseguito oggi nei confronti di 21 persone.
In 43 (compresi indagati a piede libero) rispondono di associazione mafiosa aggravata dalla disponibilità di armi e volta ad assumere e mantenere il controllo di attività economiche finanziate, in tutto o in parte, con i proventi dell’attività illecita. Secondo l’accusa, avrebbero fatto parte di una «confederazione mafiosa costituitasi sulla costa ionico-lucana (in particolare nell’area territoriale antistante lo specchio di mare compreso tra Metaponto e Nova Siri) allo scopo di esercitare la propria egemonia criminale».
Il sodalizio, che si avvaleva della forza di intimidazione del vincolo associativo imponendo «assoggettamento ed omertà» risultava composto da due nuclei familiari e i relativi adepti: il primo con a capo Andrea Scarci, 70enne di Taranto, già condannato con sentenza passata in giudicato il 6 novembre 2004 per associazione mafiosa, il secondo con a capo Salvatore Scarcia (condannato con sentenza definitiva del 5 giugno 2001 per associazione mafiosa), 57enne di Taranto, e Daniele Scarcia, 51enne di Policoro, che a sua volta aveva una propria articolazione criminale nel comune di Stigliano.
L’associazione operava in modo «sinergico e unitario», sostiene l’accusa, sul litorale ionico lucano per commettere reati di estorsione, illecita concorrenza, detenzione e porto di armi ed esplosivi, la gestione del traffico di stupefacenti, la gestione e il controllo delle attività balneari, di pesca professionale e di ristorazione anche con azioni violente e minacciose.
Indagato il sindaco di Scanzano Jonico
Tra gli indagati c’è anche il sindaco di Scanzano Jonico, Pasquale Cariello (ex consigliere regionale della Lega). In particolare a Cariello, che ha ricevuto un’informazione di garanzia ed ha subito una perquisizione, si contesta il reato di turbativa di funzione religiosa, aggravata dal 416 bis (associazione per delinquere di tipo mafioso): nel giorno di Ferragosto.
Il sindaco di Scanzano avrebbe «di sua iniziativa – ha detto Curcio – turbato l’esercizio della “Processione della Madonna del Mare con le barche” facendo compiere una sorta di inchino con la statua nei pressi di uno stabilimento balneare riconducibile ai clan Scarci-Scarcia».
Durante la conferenza stampa di stamani, Curcio, sottolineando «il fondamentale lavoro sinergico svolto da tutte le forze di polizia e giudiziarie», ha evidenziato che «oltre all’associazione di tipo mafioso, sono stati contestati 81 reati».
Delle ordinanze di fermo, 16 sono state firmate dalla procura di Matera e cinque da quella di Taranto; sono stati sequestrati 200mila euro in contanti e 40mila di buoni fruttiferi.