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Armi e droga, blitz all’alba a Bari Vecchia: arrestati 4 esponenti di spicco del clan Capriati

C'è anche il 27enne Giuseppe Capriati, figlio di Mimmo Capriati, ucciso nel 2018, e nipote di Lello, morto in un agguato a Torre a Mare il giorno di pasquetta, tra i quattro arrestati a Bari Vecchia dagli agenti della squadra mobile del capoluogo pugliese. In carcere sono finiti anche Onofrio Lorusso, anch'egli 27enne, Michele Schiavone…

C’è anche il 27enne Giuseppe Capriati, figlio di Mimmo Capriati, ucciso nel 2018, e nipote di Lello, morto in un agguato a Torre a Mare il giorno di pasquetta, tra i quattro arrestati a Bari Vecchia dagli agenti della squadra mobile del capoluogo pugliese. In carcere sono finiti anche Onofrio Lorusso, anch’egli 27enne, Michele Schiavone di 19 anni e il 21enne Vito Lucarelli.

I poliziotti hanno eseguito, stamattina, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Bari, nei confronti di quattro persone ritenute esponenti di spicco del clan Capriati.

I quattro sono accusati, in concorso tra loro, di detenzione e porto illegale di arma da fuoco e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini sono partite a seguito del ritrovamento, in un locale abbandonato in piazzetta dei Marinai, di un ingente quantitativo di droga e di una pistola. Furono trovati, in particolare, oltre 475 grammi di cocaina, più di 716 grammi di hashish e circa 3 chili di marijuana, oltre a un revolver Smith & Wesson calibro 357 magnum, con guanciole in radica e sei proiettili nel tamburo, perfettamente funzionante ed atta ad offendere.

La zona in cui furono trovati l’arma e la droga è sotto il controllo del clan Capriati, nelle ultime settimane tornato alla ribalta delle cronache cittadine per una «rinnovata belligeranza – spiegano gli inquirenti – tra le famiglie mafiose di Bari, sfociata in alcuni episodi di violenza e in ultimo nell’agguato mortale ai danni di un esponente di spicco del sodalizio mafioso».

I quattro, condotti in carcere, sono stati incastrati da frammenti di impronte digitali ritrovati sula pistola esaminata dal personale del Gabinetto interregionale della Polizia scientifica di Bari.

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