Armi dalla Questura all’ex gip di Bari De Benedictis: il capo ufficio degli artificieri sentito per 4 ore

Oltre quattro ore per capire, dall’attuale capo ufficio degli artificieri, cosa sia avvenuto in quegli uffici della Questura di Bari, da dove secondo la Procura di Lecce, sarebbero uscite quattro delle 200 armi e munizioni ritrovate nel deposito sotterraneo di una villa di Andria e ritenute di proprietà di Giuseppe De Benedictis, l’ex giudice attualmente agli arresti domiciliari e già condannato in primo grado a 12 anni e otto mesi di carcere per detenzione e traffico di armi e ricettazione.

Gli interrogatori di sette poliziotti del Nucleo artificieri della Questura di Bari ai quali è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini sono cominciati mercoledì. Ieri invece è stata la volta di altri due, tra cui l’attuale capo ufficio, assistito dall’avvocato Emiliano D’Alessandro. Secondo i pm, infatti, sarebbero stati proprio alcuni agenti a cedere quelle quattro armi. L’ipotesi è che nel meccanismo di distruzione, alcune armi siano state sostituite con altre, meno buone, e le originali cedute all’ex giudice. Ecco perché, a carico dei poliziotti, si ipotizzano a vario titolo i reati di falso in atto pubblico, peculato, detenzione e cessione di armi clandestine, aggravati dall’aver agito nell’esercizio delle funzioni istituzionalmente ricoperte.

Ieri il capoufficio ha fornito immagini e copie degli archivi per dimostrare lo stato di conservazione delle armi, come venivano gestite e distrutte. Ha poi ribadito di essere estraneo all’ipotesi di sostituzione, e ha fornito elementi utili alla ricostruzione dei fatti proprio in virtù del suo attuale ruolo. Ha infine annunciato che eseguirà altri accertamenti per verificare ulteriori incongruenze. Le armi in contestazione, ha aggiunto, sono state acquisite prima che lui entrasse in servizio.

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