Appalti truccati in Regione Puglia, lunedì Pisicchio dai giudici del Riesame

Sarà lunedì, dinanzi ai giudici del Riesame, il momento per Alfonsino Pisicchio di dire la sua verità nella vicenda che lo vede protagonista assieme a suo fratello Enzo (detto Roberto) e ad altre 13 persone (a vario titolo) di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti, emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Poche ore prima di essere arrestato, Alfonso Pisicchio si era dimesso dalla guida dell’agenzia per la Tecnologia della Puglia, spiegando che dietro la sua scelta «non c’era nessuna dietrologia». Ma quello che poi è emerso nei giorni successivi l’arresto portano gli inquirenti a ritenere che si sia verificata una fuga di notizie. Lo stesso Pisicchio, durante l’interrogatorio di garanzia dinanzi alla gip Ilaria Casu, ha mostrato un messaggio che il Governatore Emiliano gli avrebbe inviato la mattina stessa, avvertendolo che l’inchiesta su di lui (era indagato dal 2020) aveva ripreso consistenza e dandogli l’aut aut: o ti dimetti o ti caccio. Circostanza che è stata confermata anche dall’avvocato Michele Laforgia, fino ad allora suo difensore, dimessosi in ragione della sua candidatura a sindaco di Bari.

L’inchiesta riguarda tre presunti appalti truccati. In carcere è finito Cosimo Napoletano di 58 anni, di Monopoli. Agli arresti domiciliari, oltre i fratelli Pisicchio, Francesco Catanese, 59 anni, di Bari, e l’imprenditore Giovanni Riefoli, originario di Barletta ma residente a Bari, di 58 anni. L’interdizione dalla attività professionale per un anno riguarda invece Vincenzo Iannuzzi e Grazia Palmitessa.

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