Avrebbero preso di mira un imprenditore di Andria al quale avrebbero chiesto soldi «per poter aiutare tante nostre famiglie carcerate» i due uomini arrestati stamattina dai carabinieri del comando provinciale di Barletta-Andria-Trani.
In manette sono finiti il 47enne Nicola Ribatti e il 55enne Antonio Cianciola (il secondo già in carcere per altri reati), entrambi andriesi e pregiudicati, con l’accusa di tentato sequestro di persona a scopo di estorsione e tentata estorsione, con l’aggravante del metodo mafioso per la loro presunta vicinanza al clan Pastore di Andria.
I due avevano scritto una lettera all’imprenditore, identificandosi con il codice “666”, nome poi dati all’inchiesta della Dda di Bari. Al rifiuto di collaborare dell’imprenditore, avrebbero tentato di sequestrarlo per estorcergli denaro. Così, la sera dell’11 novembre 2021, con una Stelvio rubata e dotata di lampeggiante blu delle forze dell’ordine, avrebbero costretto l’imprenditore a fermare la marcia della sua auto sulla strada provinciale 13 Andria-Bisceglie (in territorio di Bisceglie) provando a portare a termine il sequestro, senza riuscirci perché lo stesso imprenditore riuscì a mettersi in salvo e a fuggire.
Dalla denuncia della vittima è partita l’indagine che ha portato agli arresti di oggi, e che ha consentito agli inquirenti di individuare in un gruppo che si identificava con il codice 666 i possibili responsabili di almeno un altro sequestro-lampo, in quest’ultimo caso portato a termine e per il quale si procede separatamente.
Dopo il tentato sequestro, l’imprenditore ha ricevuto un’altra lettera (sempre con il codice 666) e messaggi in cui venivano chiesti soldi. Altri membri del gruppo sono ancora in fase di identificazione.
Il procuratore Rossi: «Fenomeno gravissimo»
«Quello dei sequestri a scopo di estorsione è un fenomeno gravissimo, diffuso anche a causa dell’omertà che lo accompagna», ha detto in conferenza il procuratore di Bari, Roberto Rossi. «Grazie alle indagini e agli arresti, però, l’omertà sta venendo meno. Vogliamo mettere fine a questo fenomeno», ha aggiunto.
«Tra fine 2021 e inizio 2022 siamo stati investiti in una serie di sequestri-lampo a distanza ravvicinata, con vittime alcuni imprenditori facoltosi», ha dichiarato la pm della Dda Daniela Chimienti, che ha coordinato l’inchiesta.
Le indagini hanno consentito di individuare questo gruppo, «che si contraddistingue per il codice 666, il loro marchio di fabbrica, indicato su queste lettere destinate agli imprenditori a cui estorcere denaro», ha aggiunto. Il gruppo aveva la capacità di «simulare controlli» e la disponibilità di «mezzi, armi, persone impegnate nella regia e nell’organizzazione e ideazione» dei sequestri, ha concluso la pm.