Andria, l’ultimo saluto a Vincenza Angrisano: sull’altare scarpe rosse. Il figlio: «Ti amo mamma»

La foto di Vincenza Angrisano sull’altare, con accanto un paio di scarpe rosse e l’elenco delle donne vittime di femminicidio.

È stato accolto, nella cattedrale di Andria, il feretro della donna di 42 anni uccisa a coltellate dal marito nella loro abitazione a tre chilometri dal centro cittadino.

A presiedere la cerimonia funebre il vescovo di Andria, monsignor Luigi Mansi. In chiesa la prefetta di Barletta-Andria-Trani, Rossana Riflesso, la sindaca di Andria, Giovanna Bruno, il sindaco Barletta, Cosimo Cannito, la parlamentare Mariangela Matera, il questore Roberto Pellicone.

Assieme ai parenti della vittima ci sono i suoi figli di 6 e 12 anni che erano in casa al momento del delitto. Le colleghe della 42enne, che lavorava per una azienda di prodotti per la casa, hanno portato un mazzo di fiori e un grande cuore rosa su cui oltre alle firme, hanno scritto “non ti dimenticheremo mai”.

In chiesa sono arrivati anche alcuni parenti del marito della donna, Luigi Leonetti, che si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dall’aver commesso il fatto ai danni del coniuge.

La città, intanto, si stringe intorno alla donna uccisa dal marito e ai suoi familiari. I dipendenti delle onoranze funebri che hanno accompagnato il feretro in chiesa hanno dipinto un segno rosso sul volto e un fiocco rosso sulle felpe.

Le bandiere degli uffici pubblici sono a mezz’asta. La città, come si legge su un manifesto che ricorda Vincenza non ha parole “ma solo lacrime per esprimere ciò che proviamo”.

La salma al termine della celebrazione sarà sepolta nel cimitero di Barletta, città natale di Vincenza. «Esorto voi donne a denunciare senza paura – ha scritto il sindaco della città della Disfida, Cosimo Cannito -. Non rinchiudetevi in voi stesse ma rivolgetevi a chi e’ preposto e formato nell’aiutare chi vive realtà familiari pericolose per la vostra incolumità fisica e psicologica».

Il figlio: «Cara mamma, sei la persona che amo di più»

«Cara mamma ti voglio tanto bene. Resta sempre nel mio cuore. Sei la persona che amo di più al mondo. Mi ricorderò sempre del tuo sorriso e del tuo aspetto solare. Guardami da lassù. Riesco ancora a sentire la tua voce, riesco ancora a sentire la felicità che avevi per la vita, riesco ancora a sentire la tua mano morbida che mi abbraccia. Cara mamma aspettami lassù perché alla morte non c’è rimedio, ma quando sarò vecchio ti raggiungerò. Ora guardo le tue foto e ascolterò i tuoi audio. Sento ancora il tuo abbraccio caldo e affettuoso. Cara mamma ti voglio bene». È il messaggio del più grande dei due figli di Vincenza.

Il fratello di sei anni ha invece fatto un disegno per la sua mamma che ha consegnato alla prima cittadina. «Il sorriso è la vostra mamma che vi protegge, rassicura e incoraggia – ha detto Bruno rivolgendosi ai bambini – il sorriso è lei». La sindaca ha sottolineato la condivisione della «atroce sofferenza» da parte della «città che è la vostra casa, che ha le braccia allargate per accogliere umanità. Noi siamo chiamati a recuperare l’umanità che qui si sta facendo preghiera e non spettacolo né curiosità».

Bruno ha ribadito la condanna della violenza «in ogni sua forma, senza che vi sia alcuna giustificazione». All’uscita dalla cattedrale, gremita di persone, un applauso ha accolto il feretro che è stato abbracciato dalla mamma e dalla sorella della 42enne.

Il vescovo: «Una tragedia che ha umiliato la comunità. Dio usi misericordia con l’autore del delitto»

«Ti preghiamo di accogliere tra le tue braccia la nostra sorella Vincenza, di custodire con amore di Padre i suoi figli e di usare misericordia con Luigi». È un passaggio della omelia di monsignor Luigi Mansi durante i funerali di Vincenza.

«Perdonaci se alla notizia di questa ennesima tragedia che ha umiliato e macchiato di vergogna la nostra comunità civile ed ecclesiale, abbiamo coltivato sentimenti di sdegno e di vendetta», ha aggiunto Mansi. «La nostra sorella Enza è il chicco di grano che morendo certamente produce molto frutto nella vita dei suoi figli che se da una parte cresceranno senza lo sguardo, gli abbracci, i baci della mamma, certamente – ha continuato il vescovo – troveranno accanto a loro tante belle persone che non faranno mancare loro tutto l’affetto necessario per una crescita serena e ricca di frutti buoni per la vita, nell’attesa di poterci tutti incontrare nell’abbraccio eterno del cielo. A noi dona – ha concluso monsignor Mansi – il coraggio, nonostante tutto, di custodire, servire e amare la vita sempre, dovunque e comunque».

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