Non accennano a placarsi le polemiche sorte dopo il concerto dei Negramaro sabato scorso. La band salentina ha scelto l’aeroporto Cesari di Galatina, «la nuova Campovolo» come auspicato dal frontman del gruppo, per lo spettacolo dedicato ai 20 anni di carriera. Numerose le critiche da quanti, a causa delle code e del caos nei parcheggi, non hanno potuto vivere l’evento, tanto da indurre lo stesso Sangiorgi, domenica sera, a pubblicare un video per scusarsi di quanto accaduto la sera prima, che ha coinvolto anche la madre ed altri familiari.
«Sono successe cose – sottolinea Giuliano – che non dovranno mai più succedere. Mi sembra giusto far sapere quanto io ci tenga a dire che ho sofferto e sto soffrendo con voi, per quella cosa che ci lega: l’amore per la musica, per il fatto che avete messo l’anima per raggiungere il nostro concerto. Per molti non è stato possibile e spero che si possa trovare una soluzione».
Nel mare dei post contro gli organizzatori, non passa inosservato quello di Erika una ragazza ventisettenne, mamma di due bambine, che esordisce con un eclatante «Fate schifo» rivolto alla gente del sud ed alla maleducazione di quanti ha incontrato quel giorno.
«Il mio contratto prevedeva che io mi occupassi del controllo dei ticket allo svincolo che portava al parcheggio – racconta Erika – ma il lavoro dalle 9.30, orario in cui sono arrivata, sino alle 13.30, ora in cui è arrivata la prima auto, è stato pressoché minimo rispetto a quello dei colleghi degli altri due parcheggi che avevano cominciato a lavorare normalmente dal mattino. Il parcheggio P0 era sold out e doveva accogliere 3100 auto. Alle ore 16.00 erano transitate solo 6, alle 17.30 circa 200 auto».
La ragazza ci racconta che da quel momento è cominciato il caos, tanto da richiedere la presenza di agenti della polizia. Lei doveva solo verificare il possesso del biglietto per far passare le auto. A quanto sembra dalle dichiarazioni della gente che arrivava, all’altezza della Copertino- San Donato venivano fornite informazioni non corrette dirottando tutti al P0 e facendo ancora di più arrabbiare gli automobilisti costretti a tornare indietro.
«Sono ancora sconvolta per tutte le offese ricevute quella sera – conclude Erika – e da mamma mi spaventa il comportamento delle persone, anche madri adulte con bambini accanto. Tu puoi essere arrabbiato quanto vuoi ma non puoi sfogare la tua rabbia contro una persona che non conosci, che sta lavorando e che non ti ha fatto nulla».
Alle 22.20 non arrivava più alcuna auto ed Erika, il cui orario di lavoro terminava alle 20.00, è tornata a casa, decidendo di non assistere al concerto per cui aveva deciso di svolgere quel lavoro.