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Amianto sulla nave Vittorio Veneto, il gip del Tribunale di Taranto: «Si indaghi su 8 ufficiali»

Avviare le indagini su otto alti ufficiali della Marina militare per valutare le ipotesi di reato di inquinamento e disastro ambientale colposo per la possibile dispersione di fibre di amianto dalla nave Vittorio Veneto a Taranto. È quanto ha deciso il gip del Tribunale del capoluogo jonico, Benedetto Ruberto, respingendo la richiesta di archiviazione della…

Avviare le indagini su otto alti ufficiali della Marina militare per valutare le ipotesi di reato di inquinamento e disastro ambientale colposo per la possibile dispersione di fibre di amianto dalla nave Vittorio Veneto a Taranto.

È quanto ha deciso il gip del Tribunale del capoluogo jonico, Benedetto Ruberto, respingendo la richiesta di archiviazione della Procura.

La nave carica di amianto è stata radiata nel 2007 e, almeno dal 2013, ha denunciato l’Osservatorio nazionale amianto, è rimasta ormeggiata al molo 25 della banchina Torpediniere, sita nel Mar Piccolo di Taranto, fino all’8 giugno 2021, giorno della partenza verso la Turchia dove poi è stata smantellata. Già nel 2016 era stato effettuato un sopralluogo in base al quale fu stimato che all’interno dell’ammiraglia ci fossero almeno 1.200 kg di amianto. L’inchiesta della procura fu avviata dopo due esposti dell’Ona e di un volontario dell’associazione, assistito dall’avvocato Ezio Bonanni.

La Vittorio Veneto «non solo – è detto in una nota dell’Ona – non è mai stata bonificata, ma non sarebbero state mai attuate neanche le misure necessarie a ridurre l’esposizione delle fibre di asbesto all’esterno e nell’acqua. Una situazione che si è protratta per anni e che ora anche il gip ha riconosciuto un rischio per l’incolumità pubblica».

Lo stesso giudice Ruberto, secondo quanto riferisce l’Ona, ha scritto nel provvedimento che «anche la posizione dell’imbarcazione accresceva il rischio di contaminazione: la vicinanza al centro cittadino, l’esposizione alle intemperie, l’azione corrosiva dell’acqua marina, l’accertato stato di apertura dei portelli di ventilazione e la massiccia presenza di amianto (sia all’interno che all’esterno dell’imbarcazione), erano indici sintomatici della concreta situazione di pericolo perfezionatasi ai danni della popolazione tarantina». E, osserva ancora il gip, «anche se ad oggi non è stato comprovato alcun evento dannoso, la concreta situazione di pericolo per la pubblica incolumità, a causa della presunta condotta omissiva di completo abbandono della nave, appare integrare l’ipotesi di reato di disastro ambientale».

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