«Ti taglio la testa, sarò il tuo incubo». Sono alcune delle frasi pronunciate domenica mattina, contro due dottoresse del Pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Bari. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, di una lunga scia di violenza contro i medici del servizio sanitario regionale.
Anaao Assomed Puglia, il sindacato dei medici e dirigenti, riporta il racconto della dottoressa Marcella Granieri, di turno in Pronto soccorso.
«La sera prima – dice la dottoressa – il parente della donna era arrivato in pronto soccorso. Dopo tutti gli accertamenti e un consulto chirurgico, abbiamo prescritto la cura e dimesso il paziente, perché abbiamo riscontrato una patologia che non aveva carattere di urgenza e non necessitava di ricovero. La mattina seguente, però, la donna è tornata in pronto soccorso e ha iniziato a inveire con violenza contro la mia collega, colpendola con uno schiaffo talmente violento da procurarle una distorsione cervicale. Sono intervenuta per tentare di calmare la parente del paziente ma la sua rabbia è solo cresciuta. Ci siamo barricate nella stanza rossa ma per venti minuti ha colpito con calci e pugni la porta nel tentativo di sfondarla, minacciandoci con frasi come “ti vengo a prendere a casa, ti ammazzo”. La situazione è andata avanti sino all’arrivo della volante della polizia. Se abbiamo avuto paura? Sì, ne abbiamo avuta e molta». Per la dottoressa Granieri non è la prima volta.
«Ciò di cui abbiamo bisogno – continua – è un presidio h24 delle forze dell’ordine. Purtroppo, sulla carta, dovrebbe essere garantita la presenza degli agenti per 12 ore al giorno, ma la domenica non c’è mai nessuno. È necessario, invece, intensificare la presenza della polizia perché le guardie giurate, da contratto, non possono intervenire in casi come questi».
A chiedere con forza un intervento risolutivo da parte della direzione generale della Asl è la segretaria aziendale Anaao Assomed Asl Bari, Silvia Porreca: «Anzitutto siamo vicini alle colleghe, ancora profondamente scosse dall’accaduto. Stigmatizziamo quanto sta avvenendo con sempre maggiore frequenza nei nostri ospedali. Per questo chiediamo con forza che ci sia, da parte della Asl, una presa di posizione decisa. Bene ha fatto la Direzione generale a denunciare penalmente l’accaduto ma, da ora in avanti, bisogna procedere d’ufficio. Sino ad oggi troppi medici, infermieri e operatori hanno rinunciato a presentare formale denuncia per la paura di essere soli davanti a persone così violente. Ma serve di più. Occorre assumere nuovo personale che permetta di decongestionare le sale d’attesa perché spesso è lì che iniziano a maturare sentimenti di rabbia e nervosismo. E non ultimo chiediamo che la Azienda sanitaria locale faccia seguito alle promesse fatte e doti quanto prima tutto il personale del meccanismo che, con un semplice bottone, invia automaticamente la chiamata alle forze dell’ordine per un intervento tempestivo. Non possiamo continuare a indossare il nostro camice in un clima di paura».