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Aggressione ai detenuti nel carcere di Foggia: dopo calci e pugni c’è il massimo silenzio

Alcuni dei dieci poliziotti penitenziari, accusati di aver picchiato due detenuti del carcere di Foggia, sono stati sottoposti all’interrogatorio di garanzia dal gip del Tribunale del capoluogo Carlo Protano, che aveva firmato il provvedimento di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Sull’esito del confronto è stato mantenuto il massimo riserbo. «La situazione è molto delicata -…

Alcuni dei dieci poliziotti penitenziari, accusati di aver picchiato due detenuti del carcere di Foggia, sono stati sottoposti all’interrogatorio di garanzia dal gip del Tribunale del capoluogo Carlo Protano, che aveva firmato il provvedimento di custodia cautelare agli arresti domiciliari.

Sull’esito del confronto è stato mantenuto il massimo riserbo. «La situazione è molto delicata – ha commentato uno degli avvocati difensori – e impone di tenere al momento massimo riserbo, per non alimentare ulteriormente l’accanimento mediatico degli scorsi giorni».

Per il momento, sono note le vicende come ricostruite nell’ordinanza che ha determinato i provvedimenti restrittivi. I detenuti G. R. di Bitonto e F. M. di Taranto sarebbero stati picchiati l’11 agosto 2023 da un gruppo di poliziotti penitenziari perché il giorno prima G. R. – detenuto “affetto da patologie psichiatriche”, come risulta dalle carte dell’inchiesta – si era procurato tagli con una lametta davanti a una vice-ispettrice causandole uno stato di choc. Una sorta di “punizione” per G. R. e per il suo compagno di detenzione F. M. che appariva sempre solidale con lui. I poliziotti sarebbero entrati in cella col pretesto di una perquisizione a sorpresa, per poi procedere al pestaggio. Un detenuto albanese, D. B., che stava tornando dalla doccia avrebbe sentito i lamenti e si sarebbe avvicinato per vedere cosa succedeva ma altre due guardie lo hanno fatto entrare nella sua cella.

Nei giorni successivi, gli indagati avrebbero cercato di coprire la vicenda, convincendo il personale sanitario in servizio a non registrare i traumi riscontrati ai due detenuti, tentando invano di cancellare le registrazioni del sistema di videosorveglianza del corridoio della cella e usando minacce e lusinghe verso G.R. e F. M. affinché non presentassero denuncia.

Negli interrogatori condotti dai carabinieri, gli agenti penitenziari avevano dato una versione del tutto diversa rispetto al racconto dei due detenuti: nella perquisizione a sorpresa sarebbe stato trovato alcol detenuto illegalmente e G. R. avrebbe minacciato di tagliarsi con una lametta, ma poi sarebbe stato calmato.

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