Il 23enne di Racale Giuseppe Proce, accusato del tentato omicidio aggravato dai futili motivi della sua ex fidanzata, resta in carcere.
È quanto ha stabilito il gip di Lecce, Marcello Rizzo, al termine dell’interrogatorio di garanzia convalidando, così, l’arresto in flagranza del giovane e disponendone la custodia cautelare in carcere per il pericolo di recidiva.
Proce viene definito dal gip «un soggetto irascibile, privo di autocontrollo e incline alla violenza, visto che, per futili motivi di gelosia, sulla base di generiche confidenze fattegli da un amico e senza chiedere spiegazioni alla diretta interessata, non ha esitato ad aggredire la ragazza con due coltelli in maniera violenta e proditoria, dopo aver fatto irruzione due volte nell’abitazione di lei e dopo aver aggredito anche la madre e il fratello della stessa».
Il racconto del 23enne
Durante l’interrogatorio, il giovane ha detto di non essere «riuscito a controllare la rabbia».
Al gip avrebbe spiegato che «quella sera avevo saputo da un amico che lei mi tradiva, che da qualche tempo aveva una relazione con un altro. Non ci ho visto più, ho preso dalla macchina i coltelli che uso per la pesca e sono andato da lei per sapere la verità. Lei negava, diceva che non era vero, ma tutta la comitiva lo sapeva tranne me. Non era giusto che mi facesse questo».
Davanti al gip e al pm Alessandro Prontera, il 23enne, tra le lacrime, si è detto pentito e ha chiesto notizie della fidanzata: «Non è vero che ci eravamo lasciati. Quel giorno – ha spiegato – eravamo stati insieme nella villa di campagna, in piscina, e poi io la sera l’avevo accompagnata a casa». Lui, invece, aveva proseguito per vedere la partita dell’Italia agli Europei insieme agli amici in un locale. «Alla fine della partita un amico – ha proseguito – mi ha preso in disparte confessandomi di dovermi dire una cosa che non poteva più tacere, facendo nome e cognome di colui con il quale la mia fidanzata aveva iniziato una relazione parallela».