Abuso di autorità su un detenuto del carcere di Bari, la difesa di un imputato: «Non usò violenza»

Nuova udienza, oggi, nel tribunale di Bari per il processo a carico di cinque agenti della polizia penitenziaria in servizio nel carcere del capoluogo pugliese per le presunte violenze nei confronti di un detenuto 42enne con problemi psichiatrici.

Nel corso dell’udienza ha parlato l’avvocato Massimo Chiusolo, difensore del poliziotto penitenziario Michele De Lido che non è accusato di tortura, ma di abuso di autorità su detenuti, abuso d’ufficio e rifiuto di atti d’ufficio. «Lo Stato italiano – ha detto il legale – non è in grado di gestire il sistema penitenziario, soprattutto quando si tratta di gestire soggetti malati, fragili, con patologie psichiatriche. In carcere non sono garantiti i diritti minimi di dignità dei cittadini, in primo luogo dei detenuti ma anche di chi con i detenuti ha a che fare ogni giorno. Questo sistema non fa onore alla nazione». Per De Lido la Procura ha chiesto 18 mesi di reclusione.

I fatti risalgono al 27 aprile 2022, quando il detenuto fu violentemente picchiato da alcuni agenti – come si vede dalle immagini delle telecamere del carcere – nei pressi dell’infermeria. Precedentemente il detenuto aveva dato fuoco a un materasso della sua cella, costringendo gli agenti in servizio a una difficile evacuazione.

L’avvocato Chiusolo, nel chiedere l’assoluzione del suo assistito, ha sottolineato come l’agente abbia «rischiato la vita», tirando fuori il detenuto da una cella che andava a fuoco, e di averlo poi tenuto a terra con una «azione di contenimento legittima», senza mostrare «disprezzo» o usare «violenza» nei confronti del 42enne. Un detenuto definito «problematico» che, tra il 2020 e il 2023 era stato segnalato – in varie carceri italiane – per oltre 220 «eventi critici».

Nel corso dell’udienza è stata chiesta l’assoluzione anche per l’agente Antonio Rosati (assistito dagli avvocati Salvatore Campanelli e Pierluigi Gasparro, imputato per non aver impedito le torture e per rifiuto d’atti d’ufficio) e per l’infermiera Carmina Immacolata Laricchia, a processo per omessa denuncia.

Nell’udienza del 31 gennaio concluderanno la discussione gli avvocati degli agenti Giacomo Delia e Raffaele Finestrone, imputati per torture, per i quali la Procura ha chiesto la condanna a otto anni di reclusione.

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