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A processo per false comunicazioni sociali: Pate si dimette da presidente di Amiu Puglia

Il presidente di Amiu Puglia, Paolo Pate, si è dimesso dall'incarico dopo essere stato rinviato a giudizio nell'ambito di un procedimento per false comunicazioni sociali relativo alla sua attività professionale di commercialista. Ad annunciarlo è lo stesso Pate. Il procedimento, spiega il numero uno dell'azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti a Bari e a…

Il presidente di Amiu Puglia, Paolo Pate, si è dimesso dall’incarico dopo essere stato rinviato a giudizio nell’ambito di un procedimento per false comunicazioni sociali relativo alla sua attività professionale di commercialista.

Ad annunciarlo è lo stesso Pate. Il procedimento, spiega il numero uno dell’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti a Bari e a Foggia, lo vede «imputato al fianco di Alceste e Marco Cavallari, per aver prestato la sua attività professionale di commercialista intermediario, abilitato alla trasmissione all’Agenzia delle entrate e al Registro delle imprese, di due scritture private di cessioni di quote di srl avvenute tra febbraio e aprile 2018».

Pate ha rimesso il mandato nelle mani del sindaco di Bari, Antonio Decaro, «al fine di non mettere in qualsivoglia forma di imbarazzo le amministrazioni comunali di Bari e Foggia» tenendo conto «del clima politico sorto nelle ultime settimane» e sebbene il procedimento non riguardi «in alcun modo la mia attuale attività prestata come presidente di Amiu Puglia spa e nonostante il reato contestatomi non sia contenuto nell’elenco della Carta di Pisa, che avrebbe dovuto impegnarmi a rassegnare le mie dimissioni in caso di rinvio a giudizio».

Lo stesso Pate ricorda in una nota che nel corso dell’udienza preliminare il pm «data la palese evidenza della mia totale e assoluta estraneità ai fatti che mi vengono contestati» aveva chiesto che venisse emessa sentenza di non luogo a procedere.

«Nonostante tale richiesta – dice Pate – il gup ha ugualmente ritenuto di emettere decreto con cui ha disposto giudizio, evidentemente per meglio valutare i fatti in dibattimento. La circostanza mi coglie sereno – spiega – in quanto in tale sede avrò certamente e finalmente modo di dimostrare la mia estraneità alle condotte di cui al capo di imputazione», vicende che «afferiscono esclusivamente alla mia attività professionale di commercialista», senza quindi riguardare «la mia attuale attività prestata come presidente di Amiu Puglia. Peraltro, altro Giudice civile si è già espresso in maniera favorevole circa il mio operato, non lasciando, sul punto, margini di dubbio», conclude Pate.

Il processo

Paolo Pate e Marco Cavallari, figlio dell’ex “Re Mida” delle Case di cura riunite baresi Francesco (morto a Santo Domingo nel 2021), sono imputati per false comunicazioni sociali in concorso.

Per lo stesso reato Alceste Cavallari, fratello di Marco, ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato e la sua posizione verrà discussa il prossimo 4 giugno. Per Pate il pm aveva chiesto il proscioglimento. Marco Cavallari è stato prosciolto dall’accusa di sostituzione di persona “perché gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”, come si legge dalla sentenza della gup.

Il processo si aprirà il 2 maggio davanti alla seconda sezione collegiale (collegio B) del Tribunale di Bari.

I fatti contestati a Pate e Cavallari risalgono al 2018, le indagini partirono dopo la denuncia della ex moglie di Alceste, Simona Zizzo Di Paolo, che sosteneva di essere stata di fatto esclusa dalle srl Simafin e Cafin di cui erano amministratori unici rispettivamente Alceste e Marco.

Secondo l’accusa, i fratelli Cavallari (per “conseguire un ingiusto profitto“, scrive il pm Marcello Quercia) avrebbero formato “due distinte ‘scritture private di compravendita tra le parti di quota di srl’“. Con la prima, avrebbero fatto “risultare fittiziamente che la socia” Zizzo Di Paolo “cedeva a titolo oneroso il 50% delle proprie quote della Cafin srl” a Marco Cavallari, “ad insaputa e con la firma apocrifa della stessa”, rendendolo così socio unico al 100%. Con la seconda, invece, avrebbero fatto risultare la cessione da parte di Marco ad Alceste del 50% delle quote Simafin, “ad insaputa della consocia” Zizzo Di Paolo “ed attestando falsamente la rinuncia della stessa alla prelazione prevista per legge”. Operazioni comunicate al pubblico, all’Agenzia delle entrate e al Registro delle imprese da Pate, all’epoca commercialista della Simafin e consulente della Cafin.

Nel corso dell’udienza di ieri, il consulente nominato dal Tribunale ha riconosciuto in Alceste Cavallari l’autore di quelle firme false. Ed era stato lo stesso Cavallari ad ammettere il fatto nel corso dell’udienza precedente, rilasciando dichiarazioni spontanee.

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