«Smettetela di chiedere a me o ad altri volontari un intervento per i cani del rifugio comunale e più precisamente per ottenere maggiori zone d’ombra e cercare di salvarli dal rischio di colpi di calore, sempre maggiore in questo periodo. Finora, ammesso che qualche sopralluogo sia stato fatto, i cani sono ancora nelle stesse condizioni». Questo lo sfogo dell’avvocato Massimiliano Vaccariello, consulente Enpa Barletta, in merito alla questione che sorge ogni estate, relativa al disagio a cui sono sottoposti animali di vari canili a causa delle elevate temperature.
Ogni anno con l’arrivo della stagione estiva, molte delle strutture che ospitano gli animali, diventano ancor più inadeguate a garantirne il benessere, soprattutto come nel caso segnalato dall’avvocato Vaccariello, che evidenzia quanto scarse siano le zone d’ombra all’interno di alcune gabbie del rifugio comunale di Barletta, con la conseguenza che questi animali restano esposti tante ore al sole, con un elevato rischio di colpi di calore, fatale per loro.
«È assurdo anche solo il fatto che ogni anno si debba chiedere di predisporre strutture idonee a prevenire i colpi di calore e che, a stagione inoltrata, non si sia provveduto ad installare strutture provvisorie, come ad esempio teloni ombreggianti, che diano sollievo a questi animali. Per tale ragione anche quest’anno abbiamo sollecitato gli uffici competenti, dapprima per le vie brevi e dopo protocollando alcune comunicazioni, ma ad oggi il problema persiste.
Alcuni volontari hanno avviato una raccolta fondi per acquistare dei teloni e donarli alla struttura, ma a distanza di due settimane non è pervenuto alcun riscontro dall’associazione promotrice», afferma l’avvocato Vaccariello. I teloni infatti, rappresenterebbero solo una situazione provvisoria per offrire un minimo ristoro a questi poveri animali. «Comprendiamo di non essere gli unici a scrivere agli uffici e che sicuramente le questioni che devono seguire sono tante, ma ci chiediamo se sia normale che per ricevere uno straccio di risposta alle nostre comunicazioni si debba attendere e ancora attendere, anche quando si parla di esseri viventi e di rischio concreto per la loro salute e per la loro vita», conclude l’avvocato Vaccariello.