La crisi della chimica di base italiana entra nel vivo del dibattito politico e sindacale. Nella giornata di ieri una delegazione della CGIL nazionale ha incontrato, nella sede centrale del sindacato a Roma, gli onorevoli Chiara Appendino, Patty L’Abbate, Emma Pavanelli e Gianmauro Dell’Olio del Movimento 5 Stelle per discutere della delicata vicenda legata alla scelta di Eni Versalis di chiudere i due principali impianti di cracking del Paese, a Brindisi e Priolo.
Il dissenso
Un piano industriale, quello della controllata Eni, che il sindacato ha definito “inaccettabile”, esprimendo forte dissenso anche verso il protocollo d’intesa proposto dal Governo. Il segretario confederale della CGIL, Pino Gesmundo, ha puntato il dito contro la “totale incoerenza” del ministro Urso: da un lato, sostiene a livello europeo un piano strategico per rilanciare la chimica di base, dall’altro – ha accusato – subisce passivamente la ritirata di Eni, una società a partecipazione pubblica.
«La scelta di dismettere impianti chiave per la produzione nazionale – ha spiegato Gesmundo – non trova giustificazione, anzi si pone in contrasto con le strategie comunitarie che intendono rendere centrale la produzione interna di molecole essenziali, oggi soggette a forti dazi se importate da fuori Europa». Una scelta definita “schizofrenica”, in un momento in cui il contesto globale è segnato da una guerra commerciale e tensioni economiche internazionali.
La CGIL ha inoltre ribadito la propria preoccupazione per le pesanti ricadute occupazionali e industriali che seguiranno alla chiusura degli impianti: 20 mila posti di lavoro a rischio tra diretto e indotto, con conseguenze che non si limiteranno a Puglia e Sicilia, ma si estenderanno agli stabilimenti di Versalis in Emilia-Romagna e Lombardia.
I cinquestelle e i dem
Il Movimento 5 Stelle ha assicurato il proprio impegno, annunciando iniziative parlamentari e richieste di audizione dell’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, affinché riferisca pubblicamente sulle scelte aziendali.
Sulla questione è intervenuto anche il deputato del PD Anthony Barbagallo, che in Aula ha presentato un’interrogazione al Governo, denunciando l’assenza di confronto con i lavoratori e l’inefficacia delle misure messe in campo finora. «Parlano di decarbonizzazione della chimica, ma non fanno nulla per accompagnare davvero questa transizione – ha detto – mentre i costi ricadono sempre sui più deboli, come i lavoratori e le famiglie del Sud».