Si è concluso con amarezza e forti tensioni l’incontro tenutosi ieri al Ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla vertenza relativa alla chimica di base e all’indotto del petrolchimico di Brindisi.
Le tensioni
«Stiamo rispettando gli impegni presi e l’incontro di oggi con l’indotto lo testimonia ancora una volta. Siamo impegnati affinché la riconversione green degli impianti di Versalis diventi un modello di sostenibilità industriale per tutto il settore della chimica»: queste le dichiarazioni del ministro Urso al termine del tavolo di confronto.
Ma la Cgil, sia a livello territoriale che nazionale, ha duramente criticato l’atteggiamento del ministro e l’assenza al tavolo dei rappresentanti di Eni, definendo l’appuntamento una Versalis per le relazioni sindacali e industriali nel nostro Paese». A far esplodere la tensione, la reiterata affermazione del ministro secondo cui al MIMIT non sarebbero pervenute segnalazioni di difficoltà da parte delle aziende dell’indotto. Un’affermazione definita «incredibile» dalla Cgil di Brindisi, che ricorda come già dal 16 aprile fosse stato consegnato un dossier completo, contenente l’elenco dettagliato di circa 40 aziende dell’appalto e un numero stimato di oltre 1.600 lavoratori coinvolti nella crisi. Al documento, condiviso con Regione Puglia, Confindustria e CNA, non è seguito alcun riscontro da parte del Ministero.
L’abbandono del tavolo
La delusione è diventata sdegno dopo l’abbandono del tavolo da parte dello stesso ministro, giudicato da Pino Gesmundo, segretario confederale della CGIL, come «una grave dimostrazione di deresponsabilizzazione istituzionale». Secondo il sindacato, il Governo sta lasciando «al proprio destino migliaia di lavoratori e lavoratrici delle ditte appaltatrici», tradendo gli impegni presi nei mesi scorsi e mostrando una preoccupante mancanza di strategia.
La posizione di Eni
Nella centrale di Cerano, in pochi mesi, si è passati da 1.200 a 400 lavoratori. Stesso scenario – denuncia il sindacato – si sta delineando per il petrolchimico, dove contratti a termine non vengono rinnovati e molti lavoratori sono già stati trasferiti altrove. «Di questo passo – avverte la Cgil – la vertenza finirà per passare dal MIMIT al Ministero del Lavoro, con l’unico obiettivo di gestire ammortizzatori sociali. Ma per Brindisi sarebbe una sconfitta totale». Per il sindacato è il momento di agire con determinazione. «La nostra responsabilità non la abbandoniamo – ha ribadito Gesmundo – e nelle prossime ore valuteremo tutte le forme di mobilitazione da mettere in campo per difendere il valore del lavoro e impedire che governo ed Eni ignorino ancora le istanze dei lavoratori».
Nel frattempo, la CGIL di Brindisi chiama alla mobilitazione Regione Puglia, parti sociali e associazioni datoriali per andare «oltre Eni» e cercare un investitore serio, in grado di rilevare e rilanciare la chimica di base con garanzie occupazionali e ambientali.
La difesa di Uil e Cisl
La segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo, smorza invece le polemiche: «Abbiamo confermato al tavolo di oggi tenutosi al Mimit, alla presenza del ministro Urso, che l’accordo sottoscritto lo scorso 10 marzo con Eni Versalis contiene un paragrafo interamente dedicato alla salvaguardia dei lavoratori e delle lavoratrici dell’indotto e degli appalti, che verranno coinvolti nella riconversione di Versalis. Ci aspettiamo che ci sia un attento e costante monitoraggio dei punti contenuti nel protocollo e rivendichiamo il nostro contributo come confederazione Uil e categoria Uiltec per aver introdotto questo paragrafo per tutti i lavoratori e le lavoratrici interessati». Giorgio Graziani, segretario confederale Cisl: «Ad oggi criticità che abbiano necessità di interventi massivi non ne abbiamo e quindi dal nostro punto di vista non ci sono le condizioni per doverci mobilitare».