Sono scomparsi nel nulla da 34 anni dopo aver denunciato pubblicamente i sicari della Scu che hanno ucciso loro figlio, ma per il sindaco di Torre Santa Susanna «non possiamo dire sia stata la Scu a farli sparire».
La storia
Parliamo di Nicola Guerriero e Salvatora Tieni, scomparsi l’11 agosto del ‘91. La loro storia si intreccia con quella del figlio Romolo, ucciso nel maggio del ‘90. Romolo era entrato nel clan del boss Cosimo Persano, che era in guerra con quello dei Bruno. Riuscì a scampare ad un attentato in cui perse la vita Persano, a cui faceva da autista. Due mesi dopo fu trovato e fatto sparire. Nicola e Salvatora cercarono quindi giustizia per il proprio figlio, affrontando anche pubblicamente gli appartenenti al clan Bruno, sicari di Persano e del figlio. «Dov’è mio figlio? Dove avete ammazzato Romolo, dove avete nascosto il suo corpo? Lo so che siete stati voi. Lo sanno tutti, qua in paese, che siete stati voi. Non ve la caverete. Ridatemi il corpo di mio figlio», urlava Nicola. Parole che, unite alla determinazione di ritrovare il corpo, costarono la vita ai coniugi. Dall’11 agosto del ‘91 non si sa più nulla di Salvatora e Nicola, usciti da casa per festeggiare Santa Susanna e mai più ritrovati. Del corpo del figlio, invece, vennero ritrovati i resti nel 1997 in contrada Monticelli.
«Conoscevo bene – ci racconta il sindaco Michele Saccomanno – Salvatora e Nicola. Erano due brave persone. Mi fecero addirittura da guardiani mentre la mia casa era in costruzione. Vennero da me il giorno prima di scomparire». Dopo 34 anni, i loro corpi non sono stati ancora ritrovati, così come nessuno è stato condannato per la loro scomparsa. «Nessuno si è espresso giuridicamente sulla questione del ruolo della Scu. Non possiamo saperlo. Torre, poi, negli anni è cambiata molto». Torre sarà pur cambiata per Saccomanno, ma per la Dia una cosa non cambia a Torre dagli anni ‘90 ad oggi: l’egemonia criminale del clan Bruno, ancora presente e attivo.