Francesco De Leo, 51enne di Mesagne, è stato trovato morto ieri nella sua cella del carcere “Lorusso e Cotugno” di Torino dove stava scontando una pena fino al 2040 per reati di truffa.
L’uomo, che pesava circa 256 chili, era da poco stato trasferito dal carcere di Marassi di Genova a Torino, dove era stata realizzata una cella apposita per le sue condizioni fisiche. Stando a quanto si apprende, De Leo avrebbe avuto un arresto cardiaco e inutili sarebbero stati i tentativi di rianimarlo da parte degli operatori sanitari del 118.
In precedenza il 51enne era stato assegnato alla casa circondariale di Cuneo, dove però non entrò per l’assenza di una cella idonea, ed era così stato ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale Santa Croce, piantonato giorno e notte degli agenti di polizia penitenziaria.
Su quanto accaduto è intervenuta anche Valentina Farina, Garante delle persone private della libertà personale per la provincia di Brindisi. La morte di Di Leo, dice, non è solo «una vicenda tragica sul piano umano, ma di un fallimento evidente delle istituzioni nell’assicurare condizioni di detenzione dignitose e conformi ai principi costituzionali e internazionali».
Farina ricorda che il 51enne è stato «spostato tra carceri e ospedali del Nord Italia per mancanza di strutture adeguate», che era «diabetico» e che il letto bariatrico è «arrivato solo questa mattina [ieri, ndr]» e sottolinea che non è stata «rispettata la territorialità della pena».
Il caso di Di Leo, dice ancora, «evidenzia quanto ancora sia distante il nostro sistema penitenziario da una reale capacità di personalizzazione della pena e di tutela della salute».