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Brindisi Cronaca

Torchiarolo, 14enne incendia le luminarie allestite per Natale in piazza: scatta la denuncia

Un gesto che poteva trasformarsi in tragedia e che invece, fortunatamente, si è fermato prima di conseguenze irreparabili. Ma che lascia una ferita profonda nella comunità. È quanto accaduto a Torchiarolo nel pomeriggio di mercoledì scorso, alle ore 14.07, quando un minore ha danneggiato e dato fuoco all’albero di Natale allestito in piazza Castello.

Le immagini delle telecamere di videosorveglianza hanno consentito un’immediata identificazione del responsabile da parte della polizia locale e dei carabinieri. Il giovane è stato denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni e segnalato ai servizi sociali.

Il commento

Un episodio di estrema gravità, non solo per il danno arrecato a un simbolo collettivo, ma soprattutto per il rischio corso dallo stesso minore e da chiunque si trovasse nelle vicinanze. Un fatto che impone una riflessione più ampia, che va oltre la cronaca e interroga il tessuto sociale dei piccoli centri, molto esposti a fenomeni di disagio e devianza giovanile.

«Questo non è un incidente della storia – osserva l’assistente sociale Valentina Farina – È il risultato di anni di desertificazione educativa, della normalizzazione della rabbia come linguaggio pubblico, di una cultura tossica e dello smantellamento progressivo degli spazi di socialità e crescita». Secondo Farina, il prodotto finale è una generazione segnata da una fragilità emotiva non riconosciuta, che si trasforma in aggressività. «Non è politica in senso tradizionale: è un ecosistema psicologico costruito attorno alla legge del più forte, al branco, all’idea che l’unica emozione legittima sia la rabbia».

Nei piccoli comuni, dove tutto sembra più controllabile e vicino, la violenza rischia di essere sottovalutata perché «non fa notizia», non genera clic e non orienta le grandi narrazioni. Eppure il degrado, sottolinea Farina, «non è solo il fallimento delle politiche pubbliche, ma la conseguenza di un modello che ha ridotto gli spazi educativi, armato l’ignoranza e alimentato un clima emotivo fondato sulla paura». Il punto, allora, non è colpevolizzare «i ragazzi senza educazione», ma investire davvero su quell’educazione, non lasciare marcire gli spazi pubblici, non normalizzare la violenza come linguaggio quotidiano.

Il protocollo

Proprio la drammatica coincidenza temporale tra i fatti di piazza Castello e un importante momento istituzionale rafforza il senso di urgenza. Nella stessa giornata, poche ore dopo l’episodio, nella Sala Giunta si è tenuta la cerimonia di sottoscrizione del Protocollo Operativo Strategico Locale per la prevenzione delle vulnerabilità scolastiche, la tutela dei minori, il contrasto alla dispersione scolastica, all’abbandono precoce e alla microcriminalità.

Un atto che non arriva per caso. Alla firma hanno partecipato dirigenti scolastici, Asl Brindisi, Ufficio scolastico provinciale, parrocchie e oratori, Tribunale e Procura per i Minorenni, forze dell’ordine, terzo settore e centro antiviolenza. Una rete chiamata a operare come vera comunità educante, capace di intercettare precocemente i segnali di disagio e intervenire in modo coordinato e tempestivo.

Il Protocollo prevede strumenti concreti: rilevazione precoce delle vulnerabilità, presa in carico integrata, percorsi educativi personalizzati, supporto psicologico e sociale, tutela legale nei casi più complessi. Un passo fondamentale, ribadito anche dal sindaco Elio Ciccarese, dall’assessora ai Servizi sociali Paola De Masi e dalla vicesindaca Michela Tommasi, per rafforzare una responsabilità condivisa verso le giovani generazioni.

L’albero di Natale incendiato diventa così un simbolo amaro ma potente: non solo di un atto vandalico, ma di un disagio che chiede di essere visto e affrontato. Perché la legalità, come ricordato durante l’incontro istituzionale, non può essere solo un compito dello Stato, ma una responsabilità quotidiana di ogni individuo e di un’intera comunità.

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