Nell’estate italiana, sempre più turisti scelgono di allontanarsi dai grandi flussi per immergersi nelle tradizioni autentiche dei piccoli centri. È un turismo lento, fatto di scoperta, partecipazione e memoria. I borghi del Sud Italia, e in particolare quelli della Puglia, si trasformano in scenari vivi di racconti antichi che tornano a rivivere attraverso riti, feste popolari e celebrazioni religiose.
Tra i simboli più scenografici e coinvolgenti delle tradizioni popolari pugliesi ci sono senza dubbio loro: gli sbandieratori. Con i loro drappi colorati che danzano nell’aria al ritmo di tamburi e chiarine, conquistano da sempre l’attenzione dei turisti e il cuore delle piazze. Non si tratta solo di spettacolo, ma di un’arte che affonda le radici nella storia medievale e rinascimentale, oggi mantenuta viva da gruppi che hanno saputo trasformare una tradizione in un vero e proprio patrimonio identitario.
Dagli eleganti volteggi del Gruppo Sbandieratori e Musici “Rione Lama” di Oria, ai virtuosismi del Gruppo Sbandieratori “Carvinati” di Carovigno, fino ai maestosi cortei animati dagli Sbandieratori di Lucera e di San Severo, la Puglia vanta formazioni tra le più riconosciute nel panorama nazionale. Ogni esibizione è un richiamo al fasto delle antiche corti, che diventa attrattiva turistica e orgoglio culturale.
Tra sacro e profano
I visitatori, soprattutto nei mesi estivi, restano incantati da questi spettacoli che arricchiscono rievocazioni storiche, feste patronali e manifestazioni folcloristiche, contribuendo a rendere la Puglia una terra dove il passato prende vita… a colpi di bandiera.
Tra questi, Carovigno, affacciato sulle colline che guardano l’Adriatico, custodisce gelosamente una delle tradizioni più suggestive e sentite del territorio: la battitura della ‘Nzegna. Ogni anno, il lunedì, martedì e sabato dopo Pasqua, la ‘Nzegna sventola nel cielo di Carovigno, portando con sé il peso della storia e il fervore della devozione. È uno spettacolo che unisce sacro e profano, memoria e passione, danzato da due “battitori” che si esibiscono in una coreografia ipnotica: al ritmo incalzante di tamburi, pifferi e grancasse, fanno volteggiare in aria un drappo colorato in onore della Madonna di Belvedere.
Il rito, oggi patrimonio identitario del paese, affonda le sue radici in una leggenda. Secondo la tradizione, un pastore (o un signore di Conversano guarito da una malattia) scoprì casualmente una grotta in contrada Belvedere, nella quale era affrescata un’immagine sacra di probabile origine bizantina. Colmo di gioia, l’uomo avrebbe iniziato a danzare e a lanciare in aria il bastone con un fazzoletto annodato, per annunciare la scoperta e invitare tutti alla festa.
Il significato della bandiera
La ‘Nzegna è un simbolo stratificato di fede e identità, composto da triangoli di stoffa multicolore disposti a incastro, con un fiore stilizzato a dieci petali al centro. Secondo le interpretazioni più recenti, come quella del prof. Carito, i suoi simboli – il triangolo e la rosa – richiamano i segni mariani bizantini, e potrebbero rappresentare un gesto di riconciliazione tra cultura greca e latina.
Lo storico Vincenzo Andriani attribuiva il rito ai Veneziani giunti durante l’epoca turca, mentre Saverio La Sorsa lo associava ai riti pagani dei legionari romani in onore di Marte. Diverse versioni, tutte unite da un unico filo conduttore: la centralità della Madonna e del drappo come segno di protezione e identità collettiva.