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L’appello social di don Cosimo Schena: «L’agnello non è un simbolo da cucinare. A Pasqua celebriamo la vita»

Mentre si avvicinano le festività pasquali, torna a sollevarsi il dibattito sulla tradizionale macellazione degli agnelli, una pratica che ogni anno coinvolge oltre 300 mila capi in Italia. Sebbene spesso presentata come un rito che intreccia sacro e profano, dietro questa usanza si celano motivazioni economiche che poco si legano al simbolismo religioso della Pasqua.

A prendere posizione contro questa tradizione è don Cosimo Schena, un sacerdote pugliese molto seguito sui social, che ha lanciato un appello diretto al quasi suo milione di follower. Il sacerdote invita a riflettere sul vero significato della Pasqua, dissociandolo da una pratica che considera cruenta e non in linea con il messaggio cristiano. L’intervento di don Cosimo Schena riapre una ferita sensibile, sollecitando una discussione più approfondita sulle implicazioni etiche e religiose del consumo di carne d’agnello durante le festività pasquali.

L’appello social

«Il cuore della nostra fede non è un rituale antico, ma un amore che ha vinto la croce. Cristo è l’Agnello che si è donato una volta per tutte, per porre fine a ogni sacrificio. Perché allora, proprio in questo tempo di resurrezione, dovremmo scegliere di togliere la vita a chi non ha voce per difendersi? L’agnello non è un simbolo da cucinare: è il segno vivente dell’innocenza, della tenerezza, della fiducia. Uc*iderlo in nome della tradizione vuol dire allontanarsi dal senso più profondo della Pasqua

Gesù ci chiama a trasformare le nostre tavole in luoghi di pace, le nostre scelte in gesti d’amore, i nostri pranzi in riflessi del Regno che annunciamo. Non è la carne che onora Dio, ma il cuore che sceglie la compassione. Questa Pasqua, celebriamo la vita in ogni sua forma. Anche quella più fragile. Anche quella silenziosa. Anche quella che belava», conclude su Instagram.

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