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La chimica brindisina a rischio, cercasi investitori per “Basell”: rischio stop nel 2026 e l’Aia resta un rebus

Il tempo stringe e la situazione di Cerano appare ogni giorno più complessa. La proroga dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per la centrale potrebbe essere alle porte, ma il Governo continua a mandare segnali contraddittori: da un lato l’intenzione dichiarata di voler mantenere l’impianto attivo, dall’altro l’assenza di un piano finanziario che renda sostenibile la continuità operativa…
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Il tempo stringe e la situazione di Cerano appare ogni giorno più complessa. La proroga dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per la centrale potrebbe essere alle porte, ma il Governo continua a mandare segnali contraddittori: da un lato l’intenzione dichiarata di voler mantenere l’impianto attivo, dall’altro l’assenza di un piano finanziario che renda sostenibile la continuità operativa di un sito che, di fatto, oggi non produce.

Sullo sfondo, le tante incognite che gravano sul futuro industriale dell’area, dove ogni tassello sembra legato all’altro in un fragile equilibrio. Nel frattempo si comincia a parlare perfino dell’ipotesi di nazionalizzazione.

Il problema della chimica

Tra i settori più esposti alla crisi c’è la chimica di base e, in particolare, Basell. Lo scenario tratteggiato dalla Cgil Brindisi è allarmante: «Il rischio che Basell chiuda già nelle prime settimane del 2026 è concreto – afferma il segretario generale Massimo Di Cesare – e senza la vendita degli impianti a un operatore internazionale non esiste alcuna prospettiva industriale credibile». Una posizione ribadita da mesi, alla luce dell’assenza di investimenti, della crescente incertezza dei mercati e della mancanza di un indirizzo politico chiaro.

Il nodo centrale resta il cracking, infrastruttura strategica senza la quale qualunque tentativo di rilancio industriale resterebbe lettera morta. «La riapertura del cracking è indispensabile per rendere appetibile l’investimento e per evitare la dismissione irreversibile del polo», spiega Di Cesare. Senza questo impianto, l’intero ecosistema della chimica di base – già pesantemente colpito da anni di scelte sbagliate e riorganizzazioni incomplete – rischia di crollare definitivamente.

Le incertezze su Versalis

Il quadro si complica ulteriormente con le incertezze che avvolgono Versalis, i cui destini industriali pesano sull’indotto e sulle professionalità interne, e con l’opacità che ancora circonda la Bess di Enel, annunciata come una grande opportunità ma priva di contorni certi su tempi, dimensioni e ricadute occupazionali. «Le incertezze su Versalis e la totale mancanza di un quadro chiaro sulla Bess aggravano un contesto già fragile – insiste il segretario provinciale della Cgil – e rendono ancora più urgente un intervento politico vero, non solo annunci».

In un territorio che conta migliaia di lavoratori coinvolti direttamente o indirettamente, il rischio è quello di uno smantellamento progressivo dell’intero comparto industriale, in un momento di trasformazione energetica che impone decisioni rapide e coerenti. Per questo la Cgil Brindisi chiede un’iniziativa immediata della Regione Puglia e del Governo nazionale: «Chiediamo che si apra subito un confronto per garantire il rilancio della chimica di base – ribadisce Di Cesare – perché senza una strategia condivisa il futuro industriale di Brindisi rimarrà nell’ombra».

La vertenza Basell, conferma il sindacato, sarà uno dei temi cardine dello sciopero generale del 12 dicembre a Bari. «È una delle emergenze che porteremo in piazza – conclude Di Cesare – perché il futuro di Brindisi non può essere lasciato all’incertezza e all’improvvisazione».

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